“Nell’accordo c’è scritto: faremo del nostro meglio, non c’è un obbligo sulla consegna delle dosi. Falso dire che stiamo dirottando fiale verso altri Paesi a scapito dell’Unione. Non stiano violando il contratto”. Il CEO di AstraZeneca, Pascal Soriot, in un’intervista a Repubblica, ha replicato così ai rilievi mossi dall’Ue dopo l’annunciato taglio da parte dell’azienda del 60% delle dosi del proprio vaccino anti-Covid che verranno distribuite nel primo trimestre 2021 in Ue.
“Appena avremo l’approvazione dell’Ema, nei giorni successivi – ha detto Soriot – invieremo subito 3 milioni di dosi in Ue, poi ci sarà un’altra fornitura corposa nella settimana successiva e così nella terza e quarta settimana del prossimo mese. L’obiettivo è recapitare all’Unione europea 17 milioni di dosi entro la fine di febbraio. Di queste, faccio una stima superficiale perché l’esatta allocazione la fa l’Ue, 3 milioni di dosi in Germania, 2,5 circa in Italia e due in Spagna. Vorremmo poter fare molto di più , ma non è neanche poco”.
Quanto ai problemi di produzione verificatisi, Soriot rileva che anche in Gran Bretagna “abbiamo avuto problemi, ma il contratto di fornitura con il governo britannico è stato firmato tre mesi prima di quello con l’Ue e quindi abbiamo avuto il tempo di prepararci e risolvere simili disfunzioni in attesa dell’ok dell’agenzia del farmaco britannica. Ma tra febbraio e marzo riprenderemo a produrre a capacità massima anche per l’Ue”. Rispetto all’ipotesi che le dosi siano dirottate verso altri Paesi, “questa accusa è semplicemente errata, perché, lo ripeto, sul vaccino anti coronavirus non facciamo profitti né qui né altrove nel mondo, ed è scritto nero su bianco nel contratto di collaborazione con Oxford. Certo, molte persone sono stanche, il mondo vuole vaccinarsi e i governi sono sotto pressione, lo comprendo appieno. Ma non dirottiamo i vaccini degli europei ad altri Paesi”.
Bruxelles, dal canto suo, contesta le dichiarazioni del Ceo di AstraZeneca e chiede lo svincolo dalla clausola di segretezza per poter pubblicare il contratto.
“Con AstraZeneca ci siamo presi il rischio di impresa, finanziando con i soldi dei contribuenti europei” gli stock prima dell’autorizzazione del vaccino. L’azienda non si può attaccare al “miglior sforzo possibile, deve produrre per noi”. Lo precisano fonti Ue. In totale – chiariscono le fonti – l’Unione ha allocato “336 milioni di euro per il vaccino di AstraZeneca, anche se non tutte le tranche sono state ancora versate”. Il pagamento dipenderà dall’andamento della produzione.
La commissaria alla salute Stella Kyriakides rincara la dose: “Gli sviluppatori dei vaccini hanno obblighi morali e contrattuali, il ‘massimo sforzo possibile'” citato dall’azienda “non è né accettabile né corretto: abbiamo firmato un contratto di pre-acquisto per far sì che producessero determinati volumi di vaccini prima dell’autorizzazione dell’Ema. Rigettiamo la logica del ‘chi arriva prima’, non c’è clausola di priorità nel contratto di pre-acquisto”.
“Non c’è una gerarchia negli impianti di produzione, nel contratto ce ne sono quattro elencati, ma non c’è differenza tra quelli europei e quelli del Regno Unito, anche quelli del Regno Unito sono parte dell’accordo di pre-acquisto e quindi devono consegnarci le dosi – ha detto ancora Kyriakides – Ci aspettiamo che le dosi previste dall’accordo siano consegnate alla Ue, è importante che chiariamo che non c’è gerarchia o ordine nell’accordo”.