Un OMS più forte per contrastare future pandemie

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(Reuters) – Un nuovo sistema globale per rispondere più rapidamente ai focolai epidemici. Se fosse istituito e diventasse presto operativo, potrebbe garantire che nessun virus in futuro sarà capace di provocare una pandemia così devastante come quella di COVID-19.

Lo ha detto mercoledì 12 maggio un comitato indipendente di revisione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che ha presentato un rapporto sull’argomento: “COVID-19: Make It the Last Pandemic”.

Gli esperti hanno riscontrato difetti cruciali nella risposta globale messa in atto all’inizio del 2020; tra questi, il ritardo nella dichiarazione di emergenza, la mancata imposizione di restrizioni di viaggio e un intero “mese perso” dovuto alla trascuratezza dimostrata dalle Nazioni nel rispondere agli avvisi di pericolo. Messi assieme, questi errori hanno consentito al virus di diffondersi rapidamente e di trasformarsi in un pandemia catastrofica.

Per evitare in futuro gli stessi problemi e poterli affrontare in modo efficace, l’OMS dovrebbe avere l’autorità di inviare rapidamente i suoi investigatori per identificare e rintracciare i focolai di malattia ed essere quindi in grado di divulgare i risultati completi senza indugio.

“È fondamentale che l’OMS sia autorizzata a fare tutto questo”, ha detto Helen Clark, co-presidente del panel ed ex primo ministro neozelandese. “Chiediamo un nuovo sistema di sorveglianza e di allarme basato sulla trasparenza che consenta all’OMS di divulgare immediatamente le informazioni”, ha aggiunto la co-presidente Ellen Johnson Sirleaf, ex presidente della Liberia.

I ministri della sanità discuteranno i risultati all’assemblea annuale dell’OMS che si aprirà il 24 maggio. I diplomatici affermano che l’Unione europea sta guidando gli sforzi per introdurre queste riforme presso l’agenzia delle Nazioni Unite, ma ci vorrà comunque tempo.

“Non vediamo l’ora di lavorare con gli stati membri per discutere le raccomandazioni di questo panel e degli altri comitati in modo da costruire un’Organizzazione Mondiale della Sanità più forte e un futuro più sano, più sicuro e più giusto per tutti noi”, ha detto Tedros Adhanom Ghebreysus, direttore generale dell’OMS.

Il gruppo ha esortato l’OMS e l’Organizzazione mondiale del commercio a convocare i governi e i produttori di farmaci con l’obiettivo di stipulare un accordo sulle licenze e sui trasferimenti di tecnologia per aumentare la produzione di vaccini. Se tale accordo non potrà essere raggiunto in tre mesi, dovrebbe essere applicata la cosiddetta rinuncia TRIPS sui brevetti, secondo il capo dell’OMS. “Cerchiamo di essere chiari su questo. Abbiamo a che fare con aziende farmaceutiche del Nord che hanno la tecnologia”, ha detto Johnson Sirleaf.

Mese perso
Guardando indietro ai primi giorni della pandemia, gli esperti hanno notato che i medici cinesi avevano segnalato casi di polmonite insolita nel mese di dicembre del 2019. L’OMS ha raccolto rapporti in questo senso sia dai Taiwan Centers for Disease Control sia da altri enti.

Il Comitato di emergenza dell’OMS si è riunito il 22 gennaio e ha deciso però di non dichiarare lo stato di emergenza sanitaria internazionale. Tale dichiarazione è arrivata solo otto giorni dopo, un periodo di tempo cruciale.

Il comitato, agendo ai sensi del Regolamento sanitario internazionale dell’OMS, ha anche rifiutato di approvare restrizioni dei viaggi internazionali, decisione che avrebbe rallentato la diffusione del virus.

I governi, dal canto loro, non sono riusciti a capire che la dichiarazione di emergenza era “l’allarme più forte possibile” dell’OMS, hanno detto gli esperti.

“È palesemente ovvio, per il gruppo di esperti scientifici, che il mese di febbraio del 2020 è stato un mese perduto nel quale si sarebbero potute e dovute prendere misure per ridurre l’epidemia e prevenire la diffusione pandemica del virus”.

Invece di preparare i loro ospedali per i pazienti COVID-19, molti Paesi si sono impegnati in una corsa per accaparrarsi equipaggiamenti protettivi e medicine.

Il panel non ha attribuito colpe specifiche alla Cina per il suo comportamento nei primi giorni della pandemia e neppure al capo dell’OMS Ghebreysus, accusato dagli Stati Uniti, presieduti allora da Donald Trump, di essere troppo deferente nei confronti di Pechino.

Lawrence Gostin, dell’O’Neill Institute for National and Global Health Law presso Georgetown Law a Washington, DC, ha definito un punto debole del rapporto tale incapacità di puntare il dito verso qualcuno.

“Il rapporto non individua responsabilità di nessun governo o agenzia per le loro azioni o inazioni nell’impedire la risposta adeguata alla diffusione del coronavirus, danneggiando in questo modo la capacità dell’OMS di regolarsi meglio per il futuro”, ha detto Gostin.

“In particolare, nonostante i marcati ritardi da parte della Cina nel segnalare un nuovo focolaio a Wuhan e gli ostacoli parati davanti all’OMS che cercava di trovare le origini della pandemia, il gruppo di esperti non ha ravvisato responsabilità nel comportamento del governo del Paese asiatico”.

Fonte: OMS

(Versione italiana Daily Health Industry)

 

 

 

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