Celgene punterà alla combinazione del suo farmaco contro il tumore del seno Abraxane con trattamenti immuno-oncologici su pazienti con la forma neoplastica più aggressiva, ovvero la cosiddetta ‘triplo negativa’. Questo nonostante i buoni risultati ottenuti in fase II di sperimentazione con Abraxane in associazione al chemioterapico carboplatino.
La decisione è stata presa dopo che una sperimentazione di fase II ha mostrato la superiorità della combinazione Abraxane con carboplatino, rispetto all’associazione con gemcitabina e alla combo carboplatino – gemcitabina. La somministrazione settimanale di Abraxane e carboplatino avrebbe portato la sopravvivenza libera da malattia da 5,4 mesi dell’associazione con gemcitabina a 6 mesi, mentre la combo cisplatino-gemcitabina si sarebbe attestata a 7,4 mesi. Dati incoraggianti, soprattutto si si considera che il triplo-negativo “è uno dei tumori più difficili da trattare”, come ha dichiarato Denise Yardley, che ha guidato la sperimentazione. Celgene ha comunque dichiarato che resterà impegnata per applicare i risultati ottenuti alla cura di pazienti che di fatto hanno bisogno di terapie, pur non specificando nel dettaglio come intenderà farlo. Di sicuro, però, punterà all’associazione con le nuove terapie immuno-oncologiche, in particolare gli inibitori di checkpoint. Ad agosto del 2014, l’azienda biotech americana aveva stretto un accordo con Bristol-Myers Squibb per testare Abraxane in associazione con Opdivo su diverse forme tumorali, tra cui il cancro al seno negativo ad HER-2 e con metastasi, il cancro del pancreas e quello del polmone non a piccole cellule.