È scontro tra gli oncologi e l’Institute for Clinical and Economic Review (ICER), che si occupa di valutare il costo dei farmaci sulla base dei benefici. In un editoriale apparso su un sito specializzato, i clinici si sono detti preoccupati riguardo alle tecniche utilizzate dall’istituto per valutare le nuove terapie per il trattamento del tumore del polmone non a piccole cellule. Una dichiarazione che dovrebbe essere ‘”l’inizio di una discussione costruttiva”, sostengono gli oncologi. Lo scorso mese, infatti, l’istituto, che ha sede a Boston, aveva dichiarato che i nuovi farmaci cosiddetti inibitori di checkpoint, prodotti da Roche, Bristol-Myers Squibb (BMS) e Merck, avrebbero dovuto essere scontati dal 31 al 68% per soddisfare il valore di riferimento di 100 – 150mila dollari l’anno per il trattamento di seconda scelta dei pazienti, che li renderebbe vantaggiosi economicamente. E i medici, dopo aver letto il rapporto, si sono dichiarati “preoccupati per le capacità di ICER di interpretare le evidenze cliniche e di giungere a conclusioni sul valore del farmaco, un giudizio che è scientifico, completo e imparziale”.
Approccio “statico”
Secondo BMS, invece, che produce Opdivo, “ICER ha un approccio statico in un settore che è invece dinamico”. Preoccupata che la relazione possa essere utilizzata per limitare l’accesso al farmaco, l’azienda americana ha dichiarato che il rapporto “svaluta impropriamente” medicinali come Opdivo. E questo scenario, ovvero la limitazione al mercato, è proprio quello che le case farmaceutiche vogliono evitare. Secondo gli oncologi che sono scesi in campo a difesa dei nuovi antitumorali, invece, ICER porrebbe troppa attenzione alla salute della popolazione, un atteggiamento che metterebbe a rischio, invece, quella del singolo paziente. Per difendere l’operato dell’Istituto americano, il direttore scientifico, Daniel Ollendorf, ha dichiarato però che l’ICER consulta tutti i suoi esperti per qualsiasi revisione alla quale stia lavorando. Inoltre, per rispondere al fatto che l’Istituto si preoccupa più della popolazione generale, Ollendorf ha dichiarato che la mancanza di informazioni su quale sotto-popolazione di pazienti beneficerebbe di più di queste terapie rende impossibile, per l’Istituto, predire quali malati beneficeranno dei nuovi medicinali.
La voce di Big Pharma
Gli oncologi, comunque, non sono gli unici a criticare il sistema di valutazione di ICER. Nel corso di quest’anno, numerose aziende farmaceutiche e organizzazione hanno espresso perplessità sulle valutazioni dell’Istituto. Tra le denunce, è stato riportato il fatto che ICER userebbe affermazioni inesatte e che dovrebbe essere più trasparente. ì Secondo Amgen, l’Istituto dovrebbe cambiare i suoi metodi “per evitare che il prezzo del farmaco sia il principale determinante del suo valore”. Ollendorf ha comunque dichiarato che l’ICER prende in considerazione “molto seriamente” i commenti che arrivano dall’esterno e si impegnerà a valutarli per cambiare in modo positivo. Durante l’estate i rapporti tra biopharma e ICER si erano già inaspriti per via della denuncia, da parte di un gruppo industriale, secondo la quale le compagnie di assicurazioni avrebbe pagato l’istituto per fare pressioni sui prezzi.