(Reuters Health) – Offrire denaro ai potenziali partecipanti agli studi clinici per iscriversi può essere un modo efficace per aumentare la partecipazione alle sperimentazioni. È quanto suggerisce uno studio pubblicato da JAMA Internal Medicine e coordinato da Scott Halpern, del Palliative and Advanced Illness Research Center dell’Università della Pennsylvania di Philadelphia, che ha analizzato dati provenienti da due studi uniti, che hanno evidenziato come l’incentivo economico non sarebbe più efficace tra le persone povere rispetto ai più ricchi.
In particolare, dei due studi, uno riguardava interventi per smettere di fumare e l’altro una valutazione di un determinato intervento per promuovere la deambulazione tra pazienti ricoverati rispetto alle cure abituali. I ricercatori hanno incluso le persone senza citare gli studi sugli incentivi e ai pazienti sono stati assegnati in modo casuale incentivi di 0, 200 o 500 dollari, per lo studio sul fumo, e 0, 100 e 300 dollari per lo studio sulla deambulazione.
Dopo che i pazienti hanno scelto di acconsentire o meno allo studio, i ricercatori hanno sottoposto i partecipanti a un questionario per valutare in che modo i pazienti percepivano i rischi della partecipazione alle due sperimentazioni. In tutto, 654 partecipanti si sono iscritti allo studio sul fumo e 642 si sono arruolati per la sperimentazione sulla deambulazione.
Gli incentivi finanziari hanno aumentato significativamente i tassi di consenso tra coloro che hanno partecipato allo studio sul fumo, con il 21,8% che decideva di partecipare a costo zero, il 35,9% che accettava l’incentivo medio e quasi il 50% che decideva invece di partecipare allo studio con il massimo compenso. Un odds ratio di 1,70 per ogni aumento di incentivo. Di contro, gli incentivi economici non hanno aumentato i tassi di consenso nello studio sulla deambulazione, con il 45,4% che partecipava a costo zero, il 48,1% che partecipava al prezzo di 100 dollari e il 43% che partecipava per 300 dollari.
“Questi due studi forniscono la prima prova dal real-world sugli effetti degli incentivi economici per incoraggiare la partecipazione e la possibilità che tali incentivi possano essere non etici”, ha affermato Halpern. Nei due studi, “l’offerta di diverse centinaia di dollari ha avuto effetti variabili sulla partecipazione, aumentando sostanzialmente i tassi di iscrizione in uno e non spostandoli nell’altro”, ha spiegato l’esperto, secondo il quale gli incentivi “non hanno ridotto l’attenzione delle persone sui rischi e non sono stati preferiti dalle persone svantaggiate, ovvero quelle con redditi più bassi”.
Secondo Robert Fullilove, della Columbia University Mailman di New York, sarebbe stato utile se i ricercatori avessero intervistato i partecipanti e chiesto loro quanto fosse importante l’incentivo sulla loro decisione di aderire allo studio. L’esperto è convinto, infatti, che uno dei principali punti deboli della ricerca sia proprio il fatto che gli autori hanno ipotizzato i motivi che spingevano quelli che accettavano l’incentivo a farlo, mentre sarebbe stato “interessante parlare con loro su cosa avevano in mente quando hanno preso la loro decisione”, ha concluso.
Fonte: JAMA Internal Medicine
(Versione italiana Daily Health Industry)