Teva, la lunga risalita del 2018

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Nel 2017 Teva era talmente sovraccaricata dai debiti che l’agenzia di rating Fitch aveva sospeso la sua valutazione a causa di un “significativo stress operativo”. A febbraio, la pharma israeliana ha iniziato una lunga risalita ristrutturando il suo investimento da 40,5 miliardi di dollari per l’unità di generici di Allergan tramite un accordo che ha portato all’incasso di 700 milioni di dollari.Ora Teva vuole ulteriormente ridurre il suo debito attraverso un’offerta pubblica di 400 milioni di dollari annunciata all’inizio di questa settimana. È l’ultima mossa di un’ardua battaglia che alcuni analisti di Wall Street credono stia finalmente dando i suoi frutti. Teva ha superato le aspettative sugli utili nel Q2 grazie soprattutto alla strategia di gestione del debito. “È importante sottolineare che Teva continua a ridurre il debito, come ha fatto anche nel secondo trimestre”, ha scritto l’analista di Jefferies, David Steinberg, in una nota agli investitori. Ha anche aggiunto che la società, negli ultimi otto trimestri, ha tagliato il debito totale di 7 miliardi di dollari.

La pipelina

La principale sfida di Teva riguarda Copaxone, farmaco di grande successo contro la sclerosi multipla, da luglio minacciato  dalla versione generica messa a punto da Mylan, che costa 1.950 dollari contro i 5.000 dell’originator. La domanda chiave che affligge ora Teva riguarda i risultati dei nuovi prodotti e della pipeline in fase avanzata. Riusciranno ad avere il successo che gli investitori attendono? La società ha recentemente lanciato Austedo per trattare la discinesia tardiva (TD), sperando di vincere la sfida contro Ingrezza di Neurocrine. Inizialmente gli analisti avevano previsto che Teva non sarebbe stata in grado di conquistare più del 35% del mercato perché i due farmaci sono molto simili, ma alla fine l’azienda israeliana potrebbe aggiudicarsi il duello. Un’indagine di giugno condotta da Leerink Partners ha infatti rivelato infatti che molti medici USA preferiscono prescrivere Austedo. Per questo motivo gli analisti cominciano a pensare che il farmaco otterrà almeno il 45% del mercato e raggiungerà lo status di blockbuster entro il 2023. Un’altra importante sfida  è quella che riguarda fremanezumab (emicrania), sul quale la FDA si pronuncerà il 16 settembre. L’approvazione è stata ritardata a causa delle preoccupazioni dell’ente regolatorio sull’impianto di produzione in Corea del Sud. Quando fremanezumab arriverà sul mercato, Teva dovrà affrontare comunque una competizione significativa con Aimovig di Amgen e Novartis. Ed Eli Lilly lancerà un prodotto concorrente entro la fine di quest’anno.

 

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