(Reuters Health) – La corsa agli armamenti nucleari tra la Corea del Nord e gli Stati Uniti sta spingendo il Dipartimento della Difesa statunitense a stringere collaborazioni con alcune aziende farmaceutiche per lo sviluppo di trattamenti più efficaci contro la sindrome acuta da radiazioni. Anche se i funzionari sanitari di Washington dicono di avere scorte adeguate di farmaci in caso di attacco nucleare, alcune fonti interne al mondo pharma suggeriscono che il Dipartimento della Difesa stia intensificando gli sforzi per sviluppare nuovi farmaci contro le radiazioni. La Difesa ha stanziato a questo scopo 3,9 milioni di dollari del suo budget totale , 600.000 dollari in più rispetto a un anno fa. Gli incassi per un produttore di farmaci di questo tipo sono elevati: nel 2013 il governo ha speso 157 milioni di dollari per il farmaco Neupogen di Amgen. Tuttavia la sua efficacia, e quella di altri prodotti analoghi, è limitata perchè il cura solo alcuni effetti collaterali dell’esposizione alle radiazioni. I nuovi farmaci in fase di sviluppo sono invece pensati per far fronte alle radiazioni recuperando la perdita di tutte e tre le linee di sangue – globuli bianchi, rossi e piastrine – senza la necessità di eseguire molteplici esami del sangue o prescreening.
Chi è in ballo
Pluristem Therapeutics, con sede in Israele, Cleveland BioLabs e Neumedicines sono nelle fasi finali dello sviluppo dei loro trattamenti, mentre Humanetics deve ancora iniziare la fase iniziale della sperimentazione del suo farmaco a somministrazione orale. Pluristem ha sviluppato un farmaco iniettabile che potrebbe prevenire o ridurre la gravità dell’avvelenamento da radiazioni, se assunto prima dell’esposizione. “Ulteriori finanziamenti per le forze armate degli Stati Uniti potrebbero sostenere uno sviluppo più rapido delle contromisure mediche”, osserva il vicepresidente della divisione di Pluristem in Nord America, Karine Kleinhaue.
Fonte: Reuters Health News
(Versione italiana per Daily Health Industry)