(Reuters Health) – Possibili attacchi informatici non solo per i defibrillatori e pacemakers, ma per tutti i dispositivi prodotti dalla St.Jude Medical. È l’ipotesi fatta da un cyber-ricercatore indipendente, Muddy Waters. La denuncia sul potenziale rischio dei dispositivi cardiologici era partita mesi fa e riguardava il 46 per cento di questi. Se da un lato le autorità regolatorie avevano inviato un’informativa sulla sicurezza ai pazienti e ai medici, dall’altra l’azienda stessa aveva avviato un procedimento legale con l’accusa di procurato allarme.
Nelle 53 pagine di denuncia da parte di Waters si spiega che il rischio di hackeraggio riguarda i dati trasmessi in wireless dai dispositivi alla piattaforma Merlin@home, con il pericolo potenziale che volontariamente, anche a 30 metri di distanza, si possa inibire la funzionalità dei dispositivi stessi ,creando seri danni alla salute dei pazienti. Alle accuse, che di fatto hanno provocato un crollo del titolo azionario del St Jude, la stessa azienda ha reagito spiegando che “i benefici derivanti da questi dispositivi – impiantati su centinaia di pazienti – sono molto al di sopra dei potenziali e non provati pericoli legati a una vulnerabilità della sicurezza informatica” assicurando che continueranno a seguire il procedimento legale in un’ottica di salvaguardia dei pazienti e dei medici. Nel quadro generale della situazione c’è anche l’acquisizione della St Jude da parte di Abbott per 25 miliardi di dollari
Fonte: Reuters Health News
(Versione italian per Daily Health Industry)