Le aspettative degli analisti sulle vendite e sugli utili per azione (EPS) della St. Jude Medical sono state superate: ma ci sono ancora dei dubbi sulla pipeline dell’azienda. Le vendite registrate in questo primo trimestre hanno sfiorato quota 1448 miliardi di dollari, superando di oltre 10 milioni quanto previsto dagli analisti e le azioni, attestate a 90 cent, hanno anch’esse superato le previsioni che le quotavano a 88 cent.
A guidare l’azienda verso l’alto il settore legato alla fibrillazione atriale e la neuromodulazione, mentre quello tradizionale sulla gestione del ritmo cardiaco ha continuato a mostrare delle debolezze.
Il lancio di MRI-safe
Larry Biegelsen di Wells Fargo Securities ha sottolineato in un rapporto che la tecnologia MRI-safe della St. Jude ha impattato negativamente sulle vendite in USA, ma l’azienda ha replicato i risultati del lancio del nuovo pacemaker sono attesi per il secondo semestre dell’anno, momento in cui le entrate dovrebbero aumentare da 15 a 20 milioni di dollari. “Le tecnologie di monitoraggio emodinamico dei pazienti con scompenso cardiaco soffrono anche dell’incertezza dei rimborsi”, ha aggiunto Biegelsen.
Michael Rousseau, presidente e CEO di St. Jude, ha sottolineato il valore dei dati reali sul sistema per l’insufficienza cardiaca CarioMEMS, che “continuano a dimostrare l’enorme valore di questa importante tecnologia per migliorare la cura dei pazienti e ridurre i costi complessivi”.
Neuromodulazione, effetto traino
Le vendite nette del St. Jude sono aumentate del 2% su una base di valuta costante (8 %) rispetto al fatturato netto dello scorso anno (1.345 miliardi di dollari nel primo trimestre). Burst e Protege, due prodotti nel campo della neuromodulazione, sono le tecnologie che più trainano questo incremento, come anche Tacticath e Flexability, nell’ambito della fibrillazione atriale, le cui vendite hanno raggiunto quota 291 milioni di dollari, con un incremento del 9% su una base di valuta costante rispetto al primo trimestre del 2015.
“Ci aspettiamo di continuare a prendere quota nel mercato della fibrillazione atriale quest’anno, continuando con le vendite dei nostri cateteri per ablazione e il lancio mondiale del nostro Ensite Precision Mapping System”, ha detto Don Zurbay, CFO di St. Jude.
Le vendite per il comparto cardiovascolare CRM totali, invece, sono scese del 10% (7% dopo l’adeguamento per l’impatto di valuta estera) rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno (366 milioni di dollari).
La società ha fatto sapere che le sue vendite globali continuano ad essere influenzate dal decremento rilevato nel mercato statunitense e sono parzialmente compensate dall’adozione di prodotti condizionali MRI nei paesi in cui sono offerti, in particolare il Giappone con il recente lancio della MRI-condizionale Ellisse ICD.
St. Jude ha registrato in bilancio 325 milioni di dollari di liquidità a partire dal 2 aprile. Le azioni di St. Jude hanno chiuso questa settimana a 60,48 dollari, in calo di 46 centesimi (0,75%) sul volume medio di scambi.