La spin out di AstraZeneca Viela Bio ha raccolto 75 milioni di dollari per avviare l’anticorpo anti-CD19 inebilizumab verso l’approvazione della FDA. L’ultimo investimento è arrivato a 16 mesi dalla separazione dall’azienda inglese con sei farmaci e 250 milioni di dollari di finanziamenti.
Da allora, uno studio in fase avanzata su inebilizumab nel trattamento dei pazienti con disturbi dello spettro della neuromielite ottica (NMOSD) ha raggiunto l’endpoint primario, con una riduzione del 77% del rischio di attacchi, che possono portare a cecità e paralisi. Così Viela ha ora la possibilità di ottenere l’ok dell’ente regolatorio americano prima del previsto, entro l’anno.
Per finanziare gli studi, Viela ha attirato altri investitori. HBM Healthcare Investments ha guidato l’ultimo finanziamento, con il supporto di nuove società tra cui Viking Global Investors, Cormorant Asset Management, Terra Magnum Capital Partners, Goldman Sachs e Barer & Son Capital.
L’affollarsi di questi investitori riflette il potenziale di inebilizumab. E ora la priorità di Viela è portare il prodotto sul mercato, anche perché non ci sono attualmente trattamenti approvati contro la NMOSD dalla FDA.
Nel frattempo, la spin out di AstraZeneca è interessata a esplorare anche altre indicazioni per il prodotto, considerando che l’azienda inglese aveva già testato l’anticorpo contro sclerosi multipla, sclerodermia sistemica e tumori maligni delle cellule B.
Gli investimenti serviranno dunque a sostenere questo intenso programma di sviluppo mentre Viela sta anche per ricevere 220 milioni di dollari da Hansoh Pharmaceutical in un accordo che darebbe a quest’ultima i diritti su inebilizumab nel mercato cinese.