La spesa sanitaria italiana resta inferiore rispetto a quella dell’Europa Occidentale. A dirlo è il dodicesimo rapporto del Crea (Università Tor Vergata di Roma). Secondo lo studio il divario è del 32,5% per quanto riguarda la spesa totale e del 36% per la sola spesa pubblica.
In rapporto al PIL l’Italia spende per la sanità il 9,4%, contro il 10,4% in media dell’Europa Occidentale. “Negli ultimi 10 anni la spesa sanitaria pubblica italiana è cresciuta dell’1% medio annuo contro il 3,8% degli altri Paesi dell’Europa”, si legge nel rapporto. Cresce, secondo il documento, anche la spesa privata, che ormai è circa un quarto del totale, con il 5% delle famiglie che dichiara di aver rinunciato a qualche spesa. “È chiaro che le famiglie ormai devono metterci del loro per soddisfare i bisogni di salute – sottolinea Federico Spandonaro, curatore del rapporto -. Il sistema è universale ma il ‘tutto a tutti’ e’ finito da tempo”. Nel 2015, fra la Regione in cui si è speso di più è stata il Trentino ( in particolare Provincia Autonoma di Bolzano), mentre quella in cui si è speso di meno è la Calabria. Il divario pro-capite ha superato il 50,0% (quasi il 40% per quanto concerne la spesa pubblica). Le differenze, sottolinea il curatore del rapporto Federico Spandonaro, rimangono anche tenendo conto dei due miliardi in più per il Fondo Sanitario Nazionale previsti dalla legge di Stabilità. “Questi fondi erano previsti da anni – sottolinea -. Se non ci fossero quelli il differenziale di spesa con gli altri paesi sarebbe drammatico, ma comunque non risolvono il problema. Ricordiamo che dieci anni fa si prevedeva un fondo 30-40 miliardi maggiore per questi anni”.