Dopo i problemi di approvvigionamento con l’azienda olandese Sanquin, nello scorso mese di agosto, Shire vuole internalizzare almeno il 30% di Cinryze, farmaco per l’angioedema. A questo scopo, l’azienda irlandese avrebbe intenzione di impiegare uno degli impianti di Baxalta, entrato nella sua disponibilità dopo la fusione del 2016. Shire aveva già chiesro alla FDA il permesso di produrre Cinryze in uno degli impianti di Baxalta e spera di poter cominciare la produzione già nel primo trimestre del 2018. I problemi di fornitura legati a Sanquin Shire avrebbe comunque fatto slittare circa 100 milioni di dollari di vendite da settembre a ottobre, e un certo numero di pazienti, sono passati ai medicinali della concorrenza. “Alla fine, quello che ci interessa è avere una fornitura non vincolata per i mercati americano e internazionale, per i pazienti che serviamo e con i quali ci scusiamo”, ha dichiarato il CEO di Shire, Flemming Ornskov, in occasione della call durante la quale ha presentato i risultati del Q3. Dal punto di vista logistico l’obiettivo è quello di vendere o chiudere altri impianti, per bilanciare la riduzione dei costi e le capacità di produzione. Con la fusione dello scorso anno, Shire si è ritrovata con 17 impianti, quando sarebbero sufficienti una dozzina per la produzione. L’azienda irlandese avrebbe già ricevuto delle offerte per due di questi: uno in Europa per la produzione di vaccini, al quale sarebbe interessata MSD, e un altro a Hayward, in California, al quale invece sarebbe invece interessata Lonza. Shire punta a risparmiare 300 milioni di dollari l’anno entro il 2023.