Nonostante la recente approvazione, sembrano essere diversi gli effetti collaterali, anche gravi, legati alla somministrazione del farmaco Zinbryta, prodotto da Biogen e indicato per le forme recidivanti di sclerosi multipla.
A suggerirlo è un recente studio firmato dalla società di ricerca e analisi Advera Health Analytics che, sebbene ribadisca l’efficacia di questo nuovo trattamento – soprattutto se comparato con quello del suo diretto competitor (Sanofi) – mostra come i rischi legati a Zinbryta siano addirittura superiori (24%) a quelli del suo predecessore Avonex (21%).
Il farmaco Biogen, dimostratosi efficace nel ridurre la media annua di recidive e lesioni cerebrali nei pazienti con MS, avrebbe tra gli effetti collaterali alterazioni della cute e del tessuto sottocutaneo: ipersensibilità, infezioni, infestazioni, patologie autoimmuni e disordini del sistema linfatico e circolatorio.
In tema di sclerosi multipla e dei trattamenti terapeutici disponibili sul mercato esistono pro e contro soprattutto quando si parla dei farmaci come Zinbryta e Tysabri (Biogen), Lemtrada (Sanofi) e Avonex (Advera).
Le evidenze dello studio
Secondo lo studio, se da un lato Zinbryta sembra comportare un minor rischio di problemi autoimmuni rispetto a Lemtrada e meno infezioni rispetto sempre rispetto al farmaco Sanofi e a Tysabri, dall’altro il nuovo farmaco Biogen comporta ampi rischi di reazioni del derma e ipersensibilità rispetto agli altri. Secondo quanto dichiarato a FiercePharma da Robert Kyle, responsabile di prodotto Advera, le reazioni a Zinbryta “potrebbero essere legate alla modalità di somministrazione del farmaco che avviene tramite iniezione e non tramite infusione.
A seguito dell’approvazione ricevuta dall’FDA, Biogen è al lavoro per preparare il lancio – il prossimo settembre – del suo nuovo farmaco; un prodotto che, secondo gli analisti, avrebbe una previsione di vendita da qui al 2022, pari a 447 milioni di dollari e che porterebbe Biogen ad annullare i competitor e nuovi rivali, tra cui Roche.
L’ok regolatorio a Zinbryta era stato accompagnato già la settimana scorsa da un warning box – che sarà posto su tutte le confezioni – relativo al rischio legato alla sua somministrazione, riportante la dicitura “può causare gravi lesioni epatiche e morte”. Dall’ente americano era stato segnalato anche il rischio di sviluppo di malattie autoimmuni, reazioni sulla pelle e ingrandimento dei linfonodi.
Secondo la visione di alcuni analisti, il profilo di sicurezza e tollerabilità di Zinbryta potrebbe ostacolare il suo potenziale in termini di efficacia, comportando anche un confinamento dello stesso in un settore ancora più di nicchia di quanto già non lo sia. Zinbryta infatti è indicato nel trattamento dei pazienti adulti con forme recidivanti della malattia che non abbiano tratto benefici da precedenti terapie per almeno due volte.