La sanità italiana si è trovata a fronteggiare diversi ostacoli di natura strutturale e organizzativa che sono diventati quanto mai evidenti in seguito al diffondersi del virus Sars CoV-2. E’ chiara dunque l’esigenza di riorganizzare il sistema con un efficientamento delle risorse finanziarie utilizzate per l’erogazione di cure e, allo stesso tempo, e l’introduzione di un percorso clinico del paziente che conferisca maggior valore all’outcome clinico. La trasformazione dei servizi in base ai principi e ai concetti della Value Based Health Care rappresenta una possibile ed efficace soluzione per garantire l’evoluzione del Sistema Sanitario Nazionale verso una maggiore efficienza. Se ne è parlato oggi a Roma all’incontro ‘The HealthTech (R)Evolution’, organizzato per mettere a fuoco benefici e potenzialità della digitalizzazione in sanità, delle nuove tecnologie e del loro valore in termini di guadagno in salute e benessere per tutti i cittadini.
Il valore in sanità è un concetto che si basa sui principi di misurazione continua degli esiti di salute e dei costi sostenuti, connessi alla modalità di distribuzione delle risorse alla popolazione (valore allocativo), l’appropriatezza del loro utilizzo per specifici bisogni di salute (valore tecnico) e l’allineamento fra risultati sanitari e aspettative del paziente (valore personale).
“Stiamo vivendo una vera e propria Health Tech Revolution – ha sottolineato Michele Perrino, Vice President Western Europe Enterprise Accounts & Services di Medtronic – è un momento di straordinaria trasformazione delle tecnologie nel settore sanitario. Molte nuove dinamiche positive per il sistema salute si stanno concentrando nel mondo. Da una parte, post-pandemia, si è riscoperta la centralità della salute non solo come erogatrice di benessere per i cittadini, ma anche perno importante per i sistemi economici dei Paesi. Dall’altro, abbiamo nuove tecnologie, una trasformazione che va oltre i dispositivi medici, che non avevamo mai conosciuto prima. Abbiamo un’opportunità da cogliere: sfruttare queste tecnologie per migliorare ulteriormente gli esiti di salute per le persone, guardando sempre al tema di sostenibilità che emerge ovunque”.
Ma come coniugare l’esigenza di avere sempre più benessere, al minor costo possibile? “Questo è il concetto di valore su cui Medtronic da 15 anni ormai si è concentrata: è l’idea di un’azienda che non vuole solo fornire dispositivi e tecnologie medici – spiega Perrino – ma vuole entrare in partnership con il sistema per trovare nuove soluzioni, che mantengano al centro le nuove tecnologie medicali, unendo servizi e soluzioni che guardino non più il momento acuto, ma un individuo alle prese con una concezione di benessere lungo tutto il suo percorso. Se guardiamo alle cronicità, che rappresentano più dell’80% del costo del sistema salute nel nostro Paese e in tutto l’Occidente, capiamo come sia fondamentale e urgente agire subito: se vogliamo garantire migliori esiti a pazienti cronici dobbiamo combinare un’ampia gamma di servizi e soluzioni con un costo sempre più basso per il nostro sistema, in maniera che quel concetto a cui siamo affezionati di universalità dell’assistenza sanitaria pubblica non venga depauperato di anno in anno”.
Al centro del sistema rimane il cittadino, che diventa paziente nel momento in cui emerge un bisogno di salute. “Oggi parliamo di valore – ha affermato Anna Lisa Mandorino, Segretaria generale Cittadinanzattiva – e la sanità digitale può sicuramente contribuire al valore delle cure, della prossimità ai pazienti e ai cittadini. E’ importante dal punto di vista dell’accesso all’assistenza, semplificando ad esempio una serie di percorsi, ma c’è poi tutto l’ambito della sanità digitale come possibilità di cura, di assistenza, di contatto con il medico o con l’operatore sanitario anche per la via digitale che può essere, insieme alla prossimità fisica, un ottimo modo per i cittadini di continuare ad avere un rapporto con la propria sanità. La digitalizzazione è sicuramente uno strumento, non uno scopo, un fine, quindi molto sta a come il sistema, l’insieme del servizio sanitario saprà utilizzare tutta una serie di tecnologie e come i cittadini faranno un percorso di empowerment per diventare capaci essi stessi di utilizzare queste tecnologie. L’insieme potrà certamente garantire più valore alle cure, alla salute, esiti migliori per i pazienti”.
E sono le autorità pubbliche, in molti casi, a fare da apripista: “Agenas – ha evidenziato Nessun taglio Giulio Siccardi, capo dipartimento area Amministrativa dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali – è impegnata nell’affrontare la sfida della sanità digitale. Durante il Covid tutti noi abbiamo sperimentato l’importanza di poter fruire di prestazioni sanitarie anche a distanza, ad esempio con le tele-visite. Sono state esperienze importanti, anche se pionieristiche e a volte un po’ improvvisate pur animate dalla buona volontà, che oggi nell’ambito del Pnrr vengono inquadrate in uno scenario organico e omogeneo da diffondere su tutto il territorio nazionale, in modo che tutti i cittadini possano usufruirne alla stessa maniera. Nell’affrontare questa sfida, il pubblico ha bisogno di superare il concetto di cliente/fornitore e quindi di vedere il mondo dell’imprenditoria privata come risorsa progettuale a cui attingere per le competenze e i contributi che può dare nell’affrontare questa sfida. In questo senso Agenas, ad esempio, nell’appaltare i servizi della piattaforma nazionale di telemedicina non ha fatto un appalto tradizionale, ma una partnership pubblico-privato con un percorso che ha consentito al mondo dell’imprenditoria privata di contribuire alla progettualità”.
Le ‘nuove’ risorse a disposizione dell’Italia nella fase post pandemica possono fare la differenza: “Il Pnrr e tutti i finanziamenti a esso collegati – ha aggiunto Carlo Catalano, ordinario Radiologia alla Sapienza Università di Roma, delegato del Rettore per la digitalizzazione in sanità – ci stanno dando l’opportunità di portare avanti l’evoluzione e in parte anche la rivoluzione digitale, ma non solo in ambito sanitario, e non tanto per la gestione delle malattie, ma della salute e del benessere generale dei pazienti. Questo può essere portato avanti solo con un’intensa attività di ricerca che si basi su tutte le informazioni che già si hanno e su quelle che possono essere aggiunte, grazie alla collaborazione tra istituzioni pubbliche, sia accademiche che di ricerca in vari ambiti (non solo medico ma anche tecnico e legale), oltre a strutture ed enti privati. Attualmente non si può prescindere da questa collaborazione: ricerca e produzione possono portare a termine idee brillanti che, al contrario, a volte non vengono concluse da una sola realtà. L’Università Sapienza ha avuto e avrà un ruolo importante nella possibilità di raggiungere una serie di finanziamenti di progetti interessanti, innanzitutto il Rome Technopole, con la creazione di un tecnopolo dedicato all’innovazione anche in ambito sanitario, con una serie di partner. Fra le iniziative da sviluppare, studi su sensori e prodotti medicali, in modo che si possano poi accompagnare le industrie alla produzione. Inoltre, il progetto D-Cube for Health, collegato con tutto ciò che è medicina di precisione e lo sviluppo e l’utilizzo di biomarcatori e sensori innovativi ad altri strumenti, fino al cosiddetto Digital Twin, il gemello digitale che finora non era mai stato utilizzato in ambiti della salute”.