Quarto appuntamento dell’anno con il format creato da Sics Editore con il supporto di Alfasigma. Si parla di privato, non più inteso come quell’insieme di strutture che colmano le lacune del pubblico, bensì come partner di progetti a lungo respiro che, seguendo obiettivi e regole chiare, permettano al pubblico di sfruttare le competenze, le risorse e le strategie innovative tipiche del settore privato per migliorare le proprie performance. Protagonisti del confronto Marianna Ricciardi (M5S), Rosa Borgia (Card), Carlo Nicora (Fiaso), Joseph Polimeni (Federsanità), Maria Cammarota (Assinter) e Gianfranco Finzi (Anmdo)
Le partnership pubblico-privato (Ppp) possono rappresentare un sollievo per i bilanci sanitari (sotto pressione) dei Paesi europei. A patto di poter contare su enti pubblici in grado di progettare, pianificare e monitorare questi contratti complessi e a lungo termine, considerando anche le implicazioni a lungo termine sul budget. Lo ha chiarito l’Organizzazione Mondiale della Sanità Europa in un recente rapporto sul tema. Alle osservazioni dell’Oms Europa è stata dedicata la quarta puntata di SaniTalk, il progetto realizzato da Sics Editore con il supporto di Alfasigma. Condotto da Corrado De Rossi Re, il talk ha visto ospiti Marianna Ricciardi, deputata del M5S; Rosa Borgia, vice presidente Card; Carlo Nicora, vice presidente Fiaso e direttore generale dell’ Istituto Tumori di Milano; Joseph Polimeni, Federsanità Anci Friuli Venezia Giulia e componente del Forum Permanente dei direttori generali di Federsanità; Maria Cammarota, direttore generale di Assinter Italia, l’associazione delle società in house ICT che operano a livello nazionale, regionale e locale.
Ad emergere è stata l’idea che le Ppp rappresentino uno strumento fondamentale per portare innovazione nel servizio sanitario pubblico, forse addirittura irrinunciabile, ma anche molto difficile da realizzare. Servono regole e competenze.
Le Ppp – ha illustrato Carlo Nicora aprendo il confronto – sono contratti di lungo periodo per raggiungere un obiettivo di interesse pubblico, in questo caso di sanità pubblica. La copertura dei fabbisogni finanziari e il rischio operativo di questi contratti ricade, in misura significativa, sull’operatore economico privato. Ma sta all’ente pubblico definire gli obiettivi e il processo dentro il quale questo partenariato deve realizzarsi. Un equilibrio difficile da realizzare ma anche una grande opportunità, perché vuol dire partire da un bisogno espresso dalla popolazione per poi combinare la capacità di spesa degli enti pubblici con la capacità di investire e produrre innovazione del settore privato”.
Per il vice presidente Fiaso “significa anche passare da una logica di investimenti materiali a una logica di investimenti in servizi. In definitiva, superare l’idea che il partenariato pubblico-privato serva solo per ristrutturare i grandi ospedali”. Significa però anche, secondo Nicora, “superare la logica burocratica per dare spazio alla componente più manageriale, permettendo di sfruttare anche risorse al di fuori delle aziende”. Tutto questo, però, “presuppone competenze e la presenza, nelle aziende pubbliche, di personale formato per interagire con il privato, per la stesura di questi specifici contratti e per il monitoraggio degli stessi”.
Anche Maria Cammarota ha definito le Ppp “una chances” per il pubblico, soprattutto per quanto riguarda l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione. “Non si tratta soltanto di una questione di economia o finanziaria – ha detto il direttore generale di Assinter Italia – ma di ottimizzare la spesa tenendo conto che in tecnologia tutto si evolve molto in fretta. Oggi le aziende effettuato per lo più panic buying, cioè acquisti legati alle vetustà degli apparecchi e alla loro rottura. La partnership con il privato permetterebbe, invece, di pianificare e programmare in maniera strutturata la gestione delle tecnologie ed essere coerente con l’evoluzione tecnologica. Con un chiaro impatto sulla qualità della cura”.
Infatti, ha spiegato Cammarota, con la partnership pubblico-provato “non ci si limita ad acquistare qualcosa presente sul mercato. Si acquista un progetto, che ha uno sviluppo, un’implementazione e assistenza, ma sempre nella cornice della governance pubblica”. La Ppp, per il direttore generale di Assinter Italia, diventa ancora più fondamentale in quegli ambiti in cui il privato è da anni impegnato e su cui invece poco ha investito il pubblico in passato: “trasformazione digitale, telemedicina, cybersicurezza, intelligenza artificiale e molte altre evoluzioni che oggi diventano realtà a cui dare diffusione”.
Le Ppp incontrano il favore anche di Joseph Polimeni, che le ha definite “grandi opportunità” che, tuttavia, “devono essere inserite in quadro di amministrazione pubblica, adottando specifici accorgimenti che assicurano l’equilibrio di questa partnership”.
“Io credo – ha aggiunto Polimeni – che le Ppp siano strumenti di cui non potremo fare a meno in futuro, perché il privato può portare innovazioni importanti e può essere la chiave per trovare soluzioni e sistemi di efficientamento”. Ci sono, però, punti critici da presidiare: “Anzitutto l’interesse pubblico, ma anche trovare formule adeguate a tutela delle aziende, dal momento che le partnership hanno di solito una lunga durata e la rigidità di un progetto può rivelarsi un rischio molto alto. Per questo è fondamentale che il pubblico si doti di competenze manageriali in grado di integrare e gestire il partenariato”, ha concluso Polimeni.
Più prudente Rosa Borgia, che ha voluto sottolineare come i problemi di budget delle aziende derivino anzitutto da un sottofinanziamento del Fondo sanitario nazionale. “Il primo aspetto su cui richiamare l’attenzione della politica è questo: in un Ssn sottofinanziato ricorrere al Ppp è una necessità prima ancora che un’opportunità”. La vice presidente Card non è comunque contraria alle collaborazioni tra pubblico e privato, “purché in una prospettiva di sanità pubblica che si avvale del privato come elemento complementare”.
Finora, ha detto Borgia, “il privato, anche convenzionato, che quindi riceve anche sostegno economico dallo Stato, non è mai stato governato dal sistema ma, al massimo, semi-governato. Pensiamo alla medicina generale, che dovrebbe essere il primo braccio privato del Ssn”. Per questo, per la vice presidente della Card, bisogna lavorare alla realizzazione di “un sistema” e di “un progetto” che “anzitutto migliori la comunicazione tra pubblico e privato, dunque intervenga a creare partnership laddove oggi le prestazioni sono più frammentante, come il territorio. Secondo un disegno di rete che leghi insieme strutture e risorse che già oggi esistono, ma che hanno bisogno di una guida manageriale per connettersi che, sul territorio, può essere il Distretto”.
Prudente anche la deputata del M5S Marianna Ricciardi: “Per valutare le opportunità e le criticità insite in ogni sistema, dobbiamo anzitutto mettere a parte l’ideologia, sia quella di una parte delle forze politiche che vedono nel Ppp la panacea di tutti i mali ma anche delle altre forze politiche che la demonizzato”.
Anche per Ricciardi il punto di partenza resta, comunque, “la necessità di aumentare i finanziamenti alla sanità, perché se non immettiamo risorse, possiamo rivolgerci quanto vogliamo alle Ppp ma i livelli dei servizi resteranno gli stessi, costretti a fermarsi non appena si esauriscono le risorse”. La deputata del M5S ha poi richiamato a quanto evidenziato dall’Oms sulla “necessità, come primo step, di lavorare a un’adeguata pianificazione e programmazione delle risorse in campo e dunque, successivamente, valutare se sia il caso di rivolgersi al Ppp o a un investimento diretto nel pubblico sulla base di quella che può essere la soluzione più opportuna e vantaggiosa anche per le casse pubbliche”.
Dal confronto è emersa anche un altro elemento di interesse: le Ppp possono essere uno strumento utile a ridurre le disomogeneità tra i servizi sanitari delle regioni attraverso l’adozione dello stesso progetto da parte di diverse realtà territoriali. Perché questo avvenga, tuttavia, è importante che queste partnership puntino non solo alle grandi tecnologie e alla digitalizzazione, ma piuttosto alle soluzioni assistenziali per la presa in carico dei pazienti, hanno convenuto gli ospiti del SaniTalk.
Carlo Nicora quindi richiamato al ruolo delle Regioni, sia a questo scopo ma anche perché “le Ppp, per essere efficaci, devono essere parte integrante del finanziamento corrente della spesa sanitaria. Ma il finanziamento delle aziende sanitarie dipende dalle regioni. Dunque, se il Ppp non diventa una strategia di acquisto delle Regioni, noi come aziende possiamo fare ben poco”.
Quelle espresse nel corso del confronto sono, per Maria Cammarota, aspetti e dubbi legittimi, ma che possono essere chiariti solo lavorando sui progetti: “Bisogna formare le competenze e siccome non c’è una grande letteratura a cui attingere, serve iniziare a lavorare perché, forse, se ci fossero più sperimentazioni di successo, le Ppp metterebbero meno timore”.
A margine della puntata la redazione ha raccolto anche il contributo video di Gianfranco Finzi, presidente nazionale Anmdo (Associazione Nazionale Medici di Direzione Ospedaliera), impossibilitato a partecipare in diretta al confronto. Finzi ha portato ad esempio due realtà di partnership pubblico-privato presenti in Emilia Romagna: l’ospedale di Sassuolo e l’Irccs di Montecatone. “Entrambi sono gestiti attraverso una partnership pubblico-privata ed entrambe sono due punte di eccellenza. A dimostrazione che, quando sono ben gestite, queste partnership funzionano”.
Anche per il presidente Anmdo le Ppp possono rappresentare delle opportunità, tanto più “in questo momento di crisi”, in cui “la sanità privata può offrire un forte sostegno per rispondere alla domanda di salute della cittadinanza”. A patto che “ci siano regole chiare e precise sulla base di cui gestire questo rapporto”.
Per Finzi occorre, allora, aprire una riflessione: “Da una parte ideologica, abbandonando tabù e pregiudizi e guardando, piuttosto, a quali siano, in una situazione economica come quella attuale, le possibilità di sviluppo di una sanità che possiamo chiamare interconnessa”; dall’altro “sedersi a un tavolo e gettare le basi di questo nuovo rapporto che, a mio parere, deve sapere mettere sullo stesso piano la sanità pubblica e la sanità privata, dal momento che entrambi hanno competenze altissimi. Il punto è realizzare una accurata programmazione sanitaria che permetta di capire in che modo, sul territorio sia regionale che nazionale, si possa usufruire delle capacità dell’uno e dell’altro per dare vita ad efficienti sinergie”. Tenendo ben a mente che “l’Italia ha un vincolo costituzionale, giustissimo e privilegio del nostro Paese, che dice che ogni cittadino ha diritto all’assistenza. Dobbiamo essere in grado di realizzare questo diritto costituzionale, anche attraverso la costruzione di un modello pubblico e privato”.
di Lucia Conti