“Ci sono state varie richieste di ulteriori informazioni, ma nessuna offerta concreta”. Con queste parole, rilasciate alla rivista tedesca WirtschaftsWoche, il CEO di Novartis, Vas Narashimhan, ha confermato l’interesse all’acquisto dell’unità dei farmaci generici Sandoz, senza menzionare, però, da parte di chi.
Sono stati fatti i nomi del gruppo di investimento svedese EQT e dei fratelli miliardari tedeschi Struengmann, Thomas e Andreas, investitori principali in BioNTech. Il mese scorso, l’agenzia di stampa tedesca Handelsblatt ha riferito che la cessione di Sandoz potrebbe raggiungere o 21,6 miliardi di dollari, per cui l’operazione sta attirando investitori di private equity.
Secondo Narashimhan, il destino di Sandoz si conoscerà entro la fine del 2022. L’unità di generici di Novartis ha generato vendite per 9,7 miliardi di dollari lo scorso anno, ma nei primi nove mesi del 2021 le vendite negli USA sono diminuite del 17% e il fatturato dell’intera unità è diminuito del 4% anno su anno.
Novartis non è la prima grande azienda farmaceutica a decidere di dismettere un’unità di farmaci generici o di automedicazione. MSD e Pfizer, per esempio, hanno già fatto mosse simili e anche Johnson & Johnson ha presentato un piano per creare una nuova società per i suoi prodotti di automedicazione.
In questo modo, le aziende possono concentrarsi sull’attività ad alto rischio e ad alto rendimento dello sviluppo di farmaci. E anche Narasimhan è stato chiaro su questo punto, “generiamo dall’80 al 90% dei nostri profitti con nuovi farmaci, ad esempio antitumorali, medicinali per problemi cardiovascolari o malattie genetiche”, ha spiegato il CEO a WirtschaftsWoche.