Da 125 anni le attività di Ricerca e Sviluppo rappresentano per Roche un imperativo strategico, che si è tradotto in soluzioni concrete in grado di cambiare il corso naturale di diverse patologie gravi per le quali non esisteva una cura. Roche investe mediamente il 20% del proprio fatturato annuo in attività di ricerca e sviluppo e nel 2021 ha investito in Italia 47 milioni di euro gestendo 249 studi clinici.
Come sottolineato di recente dal Presidente del Consiglio, Mario Draghi, la ricerca clinica “deve essere al centro della crescita dell’Italia”, e i fondi messi a disposizione dal Pnrr possono essere un’opportunità per investire in competenze e innovazione e valorizzare di più il capitale umano nel nostro Paese.
Dalla terza edizione della ‘Relazione sulla ricerca e l’innovazione in Italia – Analisi e dati di politica della scienza e della tecnologia’ elaborata dal Cnr, emerge che molti dottori di ricerca italiani (circa il 13%) trovano occupazione all’estero, testimoniando la buona qualità della formazione ricevuta. Per mantenere un ruolo di competitività a livello europeo è necessario investire di più e su figure sempre più specializzate.
È ormai evidente, infatti, che per assicurare gli standard qualitativi ed etici richiesti nell’ambito della ricerca, il valore aggiunto sia rappresentato da figure professionali nuove, essenziali non solo per garantire la qualità dei dati raccolti ma soprattutto per il coordinamento degli studi clinici, delle procedure e di tutto il personale coinvolto nella sperimentazione.
A supporto della formazione continua di queste figure, Roche premia oggi i 10 Enti vincitori della seconda edizione del Bando “Roche per la ricerca clinica – A supporto delle figure di data manager e infermieri di ricerca” che hanno candidato progetti per le aree oncologia, ematologia oncologica, malattie respiratorie, reumatologia, neuroscienze e coagulopatie ereditarie, e lancia l’edizione 2022.
Il coordinatore di ricerca, anche detto data manager, si occupa del coordinamento dei trial clinici, dell’assistenza al medico e della gestione dei dati per garantirne l’accuratezza. L’infermiere di ricerca contribuisce in prima persona alla buona riuscita degli studi clinici attraverso la gestione dei trattamenti, l’educazione terapeutica del paziente e della famiglia, in modo da aumentarne l’aderenza ai trattamenti e la conseguente permanenza all’interno dello studio.
Grazie al finanziamento ricevuto, i progetti vincitori potranno essere sviluppati per 12 mesi presso gli enti pubblici o privati di riferimento dai data manager e infermieri di ricerca, che avranno modo di consolidare le proprie competenze per gestire al meglio gli studi clinici e portare così non solo un miglioramento della qualità della ricerca stessa ma anche della sicurezza dei pazienti che vi partecipano.
L’essenzialità di queste due nuove figure, che pur esistendo da tempo hanno iniziato ad essere riconosciute solo negli ultimi anni, è attualmente consolidata a livello nazionale non solo per l’ordinaria gestione del dato, ma soprattutto per il coordinamento delle procedure e di tutto il personale coinvolto nei trial clinici.
Gli Enti vincitori, infatti, provengono da diverse regioni d’Italia: Friuli Venezia-Giulia (ASU Friuli Centrale di Udine e ASUGI di Trieste), Lombardia (ASST di Monza, ASST Spedali Civili di Brescia e IRCCS Istituto Clinico Humanitas di Rozzano), Emilia-Romagna (IRCCS di Bologna, AOU di Modena e AOU di Parma), Piemonte (Università degli Studi di Torino) e Sicilia (AOU Policlinico G. Rodolico-San Marco di Catania).
“Covid-19 ha fatto emergere con chiarezza il valore di una sana collaborazione tra pubblico e privato – commenta Anna Maria Porrini, Direttore Medical Affairs & Clinical Operations in Roche Italia – per accelerare e amplificare l’accesso alle nuove cure e allo sviluppo delle tecnologie per la salute, non solo a livello finanziario ma anche come contaminazione culturale e di obiettivi, che nella ricerca sono sempre legati al miglioramento della salute dell’individuo e della comunità. La ricerca è da sempre il cuore delle attività di Roche, che la sostiene con forte impegno sia attraverso la conduzione di studi clinici e con il supporto alla ricerca indipendente, sia con iniziative di formazione e informazione per far comprendere quanto una ricerca di qualità sia preziosa per i giovani, per gli scienziati, per i pazienti e per l’intero Paese. Impegno confermato anche per la nuova edizione del Bando, che parte oggi e si chiuderà il 20 maggio 2022, e che vedrà il finanziamento di euro 300.000 mila per ulteriori 10 candidature tra data manager e infermieri di ricerca nelle aree terapeutiche oncologia, ematologia oncologica, oftalmologia, neuroscienze e coagulopatie ereditarie”.
A testimonianza dell’impegno di Roche volto sempre a garantire la massima trasparenza nell’interazione e nella collaborazione con la classe medica, le strutture ospedaliere, gli enti di ricerca, le associazioni di pazienti, il mondo scientifico e dell’associazionismo, la selezione e la valutazione delle candidature è stata affidata a Fondazione Gimbe, in qualità di partner esterno.
“I progetti candidati – afferma Nino Cartabellotta, Presidente Fondazione GIMBE – sono stati valutati prendendo in considerazione in primis la qualità del progetto, determinata dalla rilevanza del quesito di ricerca, dal rigore metodologico e dal potenziale impatto sulla salute e sulla sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale del Progetto, oltre alla qualità delle attività scientifiche dell’Ente in base all’impatto delle pubblicazioni scientifiche prodotte dai relativi ricercatori. Oggi più che mai è indispensabile supportare e promuovere l’operato di Data Manager e Infermieri di ricerca, che ricoprono un ruolo fondamentale per l’innovazione del sistema Salute e quindi per la sua sostenibilità. La maggiore attenzione nei confronti di queste figure professionali offre infatti l’opportunità di migliorare la gestione degli studi clinici rendendo così il nostro Paese sempre più competitivo nel campo della ricerca”.