Sono 8 i vincitori della seconda edizione di Roche per la Ricerca, premiati ieri mattina a Monza, nella sede dell’azienda elvetica. Degli 8 ricercatori under40 che sono saliti sul palco per ritirare il premio, ben 7 sono donne: Michela Lupia, Giulia Bertolini, Silvia Pesce, Giulia Siravegna, Flavie Strappazzon, Sara Renata, Francesca Marceglia e Teresa Calimeri. L’unica “quota azzurra” è Davide Maria Ferraris. Ciascuno avrà a disposizione 100.000 euro per realizzare il suo progetto nelle aree dell’oncologia, delle neuroscienze e dell’ematologia. La multinazionale farmaceutica punta sulla ricerca indipendente: “Roche non vanta nessun diritto sulle scoperte e non partecipa al processo di valutazione dei progetti”, ha chiarito Francesco Frattini, segretario della neonata Fondazione Roche che da quest’anno è promotrice del premio. A selezionare i progetti (nel 2007 ne sono stati presentati 491) è infatti la Fondazione Gimbe presieduta da Nino Cartabellotta. La cerimonia di premiazione è stata anche l’occasione per lanciare la terza edizione del premio, che prevede uno stanziamento di 600.000 euro e per la quale sarà possibile candidarsi dal 14 marzo al 30 giugno dal sito www.rocheperlaricerca.it. Resta immutata la formula: possono concorrere solo enti pubblici o privati italiani senza scopo di lucro e gli Irccs. Il Principal Investigator deve inoltre avere meno di 40 anni. Gli orizzonti dell’edizione 2018 saranno tuttavia più ampi delle prime due: i progetti premiati saranno 12 e alle 7 categorie attuali (oncologia, ematologia, reumatologia, malattie respiratorie, disturbi della coagulazione, neuroscienze) si aggiungerà una sezione dedicata alla relazione medico-paziente. “Il coraggio di fare ricerca fa parte della cultura della nostra azienda ed è alla base del nostro successo da oltre un secolo – ha affermato Maurizio de Cicco, presidente e amministratore delegato di Roche Spa – Grazie a un impegno costante in questo campo, siamo stati capaci di mettere a disposizione di milioni di pazienti soluzioni innovative in grado di migliorare concretamente la prospettiva e la qualità della loro vita. Siamo convinti che i migliori risultati non si raggiungano da soli ma sia indispensabile mettere a sistema le risorse e condividere le conoscenze. È per questo che, oltre agli sforzi portati avanti ogni giorno per sviluppare le nostre molecole, abbiamo deciso di sostenere da diversi anni la ricerca indipendente, convinti dell’enorme valore e della qualità scientifica dei giovani ricercatori italiani”.
I vincitori
Nell’area oncologica sono stati premiati Silvia Pesce, Giulia Siravegna, Davide Maria Ferraris, Michela Lupia e Giulia Bertolini.
Silvia Pesce, 35 anni, dell’Università degli studi di Genova si occupa di immunoterapia e in particolare delle cellule Natural Killer, in grado di riconoscere e uccidere le cellule tumorali risparmiando quelle sane.
Giulia Siravegna, 30 anni, della Fondazione Piemonte per l’Oncologia studia la biopsia liquida, un approccio non invasivo che permette di isolare il Dna tumorale circolante e analizzarlo con tecnologie molto sensibili.
Davide Maria Ferraris, 39 anni, dell’Università del Piemonte Orientale “Amedeo Avogadro” si occupa dei gliomi, tumori particolarmente aggressivi che colpiscono il sistema nervoso centrale. Il suo progetto prevede lo studio di meccanismi per inibire la crescita dei tumori.
Michela Lupia, 36 anni, dell’Istituto Europeo di Oncologia di Milano studia il carcinoma ovarico, in particolare le cellule staminali cancerose – responsabili probabilmente dei tratti più aggressivi della malattia – per renderle un bersaglio per le future terapie (al momento questo tipo di tumore è ancora incurabile).
Giulia Bertolini, 37 anni, dell’Irccs Istituto Nazionale dei Tumori di Milano focalizza la sua ricerca sul tumore del polmone per riuscire a intervenire nella fase iniziale del carcinoma, prolungando la vita del paziente evitando che si presentino metastasi o recidive a distanza di anni.
Nell’area delle neuroscienze sono state premiate Sara Renata Francesca Marceglia, 37 anni del Policlinico di Milano, e Flavie Strappazzon, 36, dell’Università degli Studi di Roma Tor Vergata. La prima studia la stimolazione cerebrale profonda nei malati di Parkinson, mentre la seconda si concentra sulla sclerosi multipla.
Infine, nell’area ematologica è stata premiata Teresa Calimeri, 37 anni dell’Ospedale San Raffaele di Milano. Calimeri si occupa di linfomi cerebrali, una patologia rara ma particolarmente aggressiva. L’obiettivo è arrivare a individuare precocemente la malattia, limitando i danni permanenti.