Una singola dose di Xofluza è più efficace del placebo nel prevenire l’insorgenza dei sintomi tra i pazienti esposti a un familiare con l’influenza.
È questo il principale risultato di uno studio di fase III pubblicato questa settimana.
Nello specifico, solo l’1,9% dei pazienti ha sviluppato i sintomi, contro il 13,7% di quelli trattati con placebo.
Roche, che punta sul nuovo prodotto per compensare le perdite delle vendite di Tamiflu, dopo che quest’ultimo ha perso il brevetto tre anni fa, prevede di portare i nuovi dati all’attenzione dell’autorità regolatoria USA per una possibile nuova indicazione.
Nel primo trimestre del 2019, Tamiflu ha registrato un calo delle vendite del 40% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, scendendo a 180 milioni di dollari.
Xofluza, invece, nel Q1 non è riuscito ad andare oltre i 6,06 milioni di dollari, anche se il partner Shionogi, che detiene i diritti del farmaco in Giappone, è arrivato a 243 milioni di dollari di vendite nell’anno fiscale 2018.
Il farmaco, inoltre, deve fare i conti con alcuni dati preoccupanti che indicano la vulnerabilità a ceppi influenzali mutanti.
A febbraio, il National Institue of Infetious Diseases di Tokyo aveva già identificato sei ceppi resistenti, che però, secondo Roche, avrebbero mostrato solo una “ridotta suscettibilità” al prodotto e non una resistenza completa. Per questo non sono stati considerati ‘resistenti’ dall’autorità regolatoria americana.