Roche, le novità degli studi sul carcinoma mammario

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Roche protagonista al San Antonio Breast Cancer Symposium, in corso in questi giorni in Texas. La pharma di Basilea ha presentato gli aggiornamenti relativi agli studi APHINITY e FeDeriCa.

I dati dello studio APHINITY si riferiscono al follow up di sei anni su pertuzumab in aggiunta a trastuzumab e chemioterapia come terapia adiuvante – dopo l’intervento chirurgico – nelle pazienti con tumore mammario HER-2 positivo in fase precoce.

Lo studio FeDeriCa valuta invece l’efficacia della combinazione a dose fissa di pertuzumab e trastuzumab, somministrata tramite iniezione sottocutanea insieme con la chemioterapia endovenosa nelle pazienti con tumore mammario HER-2 positivo.

APHINITY
I dati presentati al Simposio si riferiscono alla seconda analisi ad interim relativa alla sopravvivenza globale dello studio di fase III. L’analisi presentata è stata condotta ad un follow-up mediano di circa 74 mesi – rispetto ai circa 45 mesi dell’analisi primaria del 2017 – e include anche dati aggiornati e descrittivi sulla sopravvivenza libera da malattia invasiva e sulla sicurezza cardiaca.

“La presentazione dei dati dello studio APHINITY con un follow up mediano di oltre 6 anni, conferma il beneficio dell’aggiunta del pertuzumab alla terapia standard consistente in chemioterapia e trastuzumab, e permette di definire con maggior precisione il rapporto rischio/beneficio e di identificare le pazienti per le quali questo rapporto è più favorevole – afferma Pierfranco Conte, Ordinario Oncologia Medica all’Università di Padova, Direttore Oncologia Medica 2, Istituto Oncologico Veneto IRCCS. – I dati aggiornati confermano la sicurezza cardiaca a lungo termine e il vantaggio assoluto in sopravvivenza libera da malattia, che è del 4,5% nelle pazienti con linfonodi positivi, indipendentemente dallo stato dei recettori ormonali. Pertanto, in questo modo, è possibile definire il nuovo standard terapeutico per questa tipologia di pazienti.”

“Questi risultati dimostrano l’importanza di un follow-up più lungo di APHINITY, e confermano ulteriormente il regime basato su pertuzumab come standard di cura per le pazienti con carcinoma mammario HER2-positivo ad alto rischio di recidiva, come quelle con malattia con coinvolgimento dei linfonodi”. – aggiunge Martine Piccart, co-fondatrice e direttore scientifico del BIG presso l’Institut Jules Bordet.

“L’obiettivo del trattamento adiuvante è quello di offrire a ogni paziente con carcinoma mammario in fase precoce le migliori possibilità di cura” – afferma Levi Garraway, Chief Medical Officer e Head of Global Product Development di Roche. “Questi nuovi dati con un follow-up più lungo mostrano gli effetti a lungo termine del regime a base di pertuzumab, confermando un maggiore beneficio in termini di sopravvivenza libera da malattia invasiva”.

In questa analisi, nella popolazione complessiva dello studio il regime basato su pertuzumab ha ridotto del 24% il rischio di ricaduta di malattia o di decesso per carcinoma mammario rispetto a trastuzumab, chemioterapia e placebo (HR = 0,76; IC 95% 0,64-0,91). A sei anni, il 90,6% delle pazienti nel braccio pertuzumab non ha osservato alcuna recidiva di tumore mammario, rispetto all’87,8% nel braccio placebo, con un beneficio assoluto del 2,8%.

Coerentemente con l’analisi primaria, l’effetto maggiore continua a essere osservato nelle pazienti ad alto rischio di recidiva, come quelle con malattia linfonodo-positiva. In queste pazienti, con il regime a base di pertuzumab si è verificata una riduzione del 28% del rischio di recidiva o di morte rispetto a trastuzumab, chemioterapia e placebo (HR = 0,72; IC 95% 0,59-0,87). Questo corrisponde a un miglioramento assoluto dell’ incremento della sopravvivenza libera da malattia invasiva a sei anni del 4,5% (87,9% vs 83,4%). Grazie a un follow-up più lungo, l’effetto terapeutico del regime a base di pertuzumab viene osservato indipendentemente dallo stato dei recettori ormonali.

Nel braccio di pazienti trattate con il regime a base di pertuzumab è stato osservato un minor numero di decessi (125 vs 147 HR = 0,85; IC 95%: 0,67-1,07); tuttavia per il momento i dati rimangono immaturi.

Lo studio APHINITY continua, come previsto, con la terza analisi ad interim della sopravvivenza globale, prevista per il 2022. Non sono emersi nuovi eventi avversi a livello cardiaco. Il profilo di sicurezza del regime a base di pertuzumab è stato coerente con quello osservato nell’analisi primaria e negli studi precedenti.

La percentuale di eventi cardiaci primari registrati nel braccio con il regime basato su pertuzumab è stata dello 0,8%, rispetto allo 0,3% del braccio placebo.

FeDeriCa
Questo studio ha dimostrato la non-inferiorità dei livelli di pertuzumab nel sangue (farmacocinetica) e un’efficacia e sicurezza della nuova formulazione sovrapponibili alle infusioni endovenose standard di pertuzumab più trastuzumab e chemioterapia nelle pazienti con carcinoma mammario precoce HER2-positivo candidate alla terapia.

La nuova somministrazione richiede circa otto minuti per la dose iniziale “di carico” e circa cinque per ogni successiva dose di mantenimento. Questo rispetto ai circa 150 minuti di infusione di una dose di carico di pertuzumab e trastuzumab e rispetto ai 60/150 minuti per le successive infusioni di mantenimento dei due medicinali quando utilizzati con formulazione endovenosa standard.

“La combinazione di trastuzumab e pertuzumab, due anticorpi monoclonali che colpiscono il recettore HER2, è una terapia altamente efficace e ampiamente utilizzata contro il sottotipo di tumore mammario HER2-positivo. Nella formulazione tradizionale i due anticorpi sono somministrati separatamente attraverso infusione endovenosa prolungata. – afferma Michelino De Laurentiis, Direttore dell’Oncologia Senologica della Fondazione Pascale di Napoli. – Lo studio FeDeriCa dimostra che, utilizzando la tecnologia della ialuronidasi ricombinante allo scopo di favorire l’assorbimento dei due farmaci, è possibile combinare i due anticorpi in una sola iniezione sottocutanea della durata di pochi minuti, senza alcun compromesso di efficacia e senza particolari effetti indesiderati. Questa formulazione sottocutanea produce evidenti vantaggi per le pazienti, evitando le infusioni endovenose e riducendo al minimo il tempo necessario per la somministrazione della terapia. Nello stesso tempo migliora l’efficienza delle strutture sanitarie che, a parità di patologia, sono così in grado di provvedere al trattamento di un numero maggiore di pazienti. Ulteriore vantaggio è la riduzione della possibilità di errori: la dose della formulazione sottocutanea è, infatti, fissa, mentre quella delle formulazioni endovena va calcolata per ogni singola paziente in base al peso corporeo.”

“La nuova combinazione sottocutanea a dose fissa potrebbe fornire un metodo di somministrazione più rapido e meno invasivo per le pazienti con carcinoma mammario HER2-positivo in trattamento con pertuzumab e trastuzumab – aggiunge Levi Garraway, Chief Medical Officer e Head of Global Product Development di Roche. – È la prima volta che abbiamo unito due dei nostri anticorpi in un’unica iniezione sottocutanea, che può essere somministrata in pochi minuti”.

Lo studio FeDeriCa ha soddisfatto il suo obiettivo primario: la somministrazione sottocutanea della combinazione a dose fissa mostra concentrazioni ematiche di pertuzumab non inferiori rispetto alla formulazione endovenosa durante un determinato intervallo di dosaggio.

Inoltre, i tassi di risposta completa di malattia (pCR, pathological complete response), un endpoint secondario, erano sovrapponibili tra i due bracci di trattamento, con il 59,7% dei pazienti che ricevevano la FDC e il 59,5% dei pazienti trattati con pertuzumab e trastuzumab per via endovenosa che hanno ottenuto una pCR, con una differenza dello 0,15% (IC 95%: da -8,67 a 8,97).

Il profilo di sicurezza della FDC associato a chemioterapia è paragonabile a quello della somministrazione endovenosa standard di pertuzumab più trastuzumab e chemioterapia. Non sono stati identificati nuovi eventi avversi, né alcuna differenza significativa nella tossicità cardiaca. Gli eventi avversi più comuni in entrambi i bracci sono stati alopecia, nausea, diarrea e anemia.

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