(Reuters Health) – La minaccia della concorrenza dei biosimilari ai suoi farmaci oncologici più venduti sta diventando sempre più una realtà da contrastare per Roche, il più grande produttore mondiale di farmaci contro il cancro. Alla fine della scorsa settimana è arrivata la luce verde per il biosimilare di Herceptin. Si tratta del secondo biosimilare oncologico approvato in Europa dopo quello di MabThera (Rituxan) per i tumori ematologici. Oltre Atlantico, la FDA ha approvato una versione biosimilare di Avastin (Mvasi), anche se i brevetti attualmente in vigore ritarderanno probabilmente di un paio di anni l’ingresso della copia sul mercato statunitense. MabThera, Herceptin e Avastin hanno registrato nel 2016 un fatturato di 20,9 miliardi di franchi svizzeri (21,8 miliardi di dollari), pari a più della metà del settore farmaceutico di Roche. Con l’arrivo sul mercato dei biosimilari le loro vendite dovrebbero scendere di oltre il 40% entro il 2022, secondo le previsioni di alcuni analisti. Finora – ha commentato un portavoce dell’azienda – Roche ha subito pochi danni dall’arrivo del biosimilare di MabThera in Europa. Il primo impatto del biosimilare di Herceptin biosimilare sarà valutato entro la fine di quest’anno. Ma gli esperti ritengono che la pressione sul mercato delle copie biologiche crescerà costantemente. Secondo Murray Aitken, responsabile del QuintilesIMS Institute, entro il 2021 i sistemi sanitari europei potranno registrare un risparmio annuo di quasi 2 miliardi di euro generato dalla concorrenza dei biosimilari nei confronti dei tre farmaci oncologici di Roche. Sempre secondo alcuni analisti, Roche, per contrastare questo trend, deve puntare con decisione sui nuovi farmaci contro il cancro, come, per esempio, Perjeta, Gazyva e Tecentriq.
Fonte: Reuters Health News
(Versione italiana per Daily Health Industry)