Reuters Health) – Spulciare la letteratura scientifica per scrivere review sistematiche e aggiornare le linee guida della pratica clinica potrebbe diventare più semplice grazie a programmi di ricerca “intelligenti”. Ne sono convinti ricercatori americani guidati da Paul Shekelle, della RAND Corporation di Santa Monica, che hanno pubblicato uno studio a riguardo su Annals of Internal Medicine. Un sistema automatico potrebbe fare più lavoro e più velocemente. Così, Shekelle e colleghi hanno confrontato i metodi di apprendimento automatici con i metodi di ricerca classica per l’identificazione di nuove informazioni. In particolare, i ricercatori hanno valutato la loro idea su tre patologie: gotta, bassa densità ossea e osteoartrite al ginocchio. Il programma di ricerca intelligente ha quindi appreso i termini chiave da cercare analizzando titoli e abstract. Per tutti e tre gli argomenti, il computer avrebbe ridotto il numero degli articoli individuati dai ricercatori tra il 67 e l’83%. Con l’apprendimento automatico, si sarebbero persi solo due articoli, per un’accuratezza complessiva del 96%; e comunque secondo i ricercatori nessuno di questi articoli avrebbe cambiato le evidenze finali della review.“Sappiamo che le linee guida per la pratica clinica diventano obsolete con il tempo – dice Shekelle – e un ostacolo al loro regolare aggiornamento è costituito proprio dai tempi e dalle risorse necessari per aggiornare le review sistematiche”. Un aggiornamento facilitato “abbrevierebbe il tempo che trascorre dal completamento degli studi all’adozione di trattamenti efficaci nella pratica clinica”, ha affermato Alfonso Iorio, della McMaster University di Hamilton, in Ontario, co-autore di un editoriale che accompagnava l’articolo. Secondo l’esperto, questo metodo potrebbe avere il maggior impatto nell’ambito di cardiologia, diabete, malattie respiratorie e cancro, anche se ogni settore potrà trarne beneficio. “Il passo critico è la formazione adeguata dei sistemi informatici – sottolinea l’esperto –. Dobbiamo assicurarci che gli investimenti siano fatti su ricercatori seri e indipendenti e controllati da istituzioni pubbliche”
Fonte: Annals of Internal Medicine/Reuters Health News
(Versione Italian per Daily Health Industry)