(Reuters Health) – Pharma sempre più interessate ai real data relativi ai pazienti. Cartelle cliniche elettroniche, database di assicurazioni sanitarie, addirittura dati estrapolabili da social media e app per la salute. E le piattafome tecnologiche, le aziende che realizzano e gestiscono banche dati e programmi di intelligenza artificiale sono corteggiatissime. Lo studio dei real data fornisce infatti ai produttori un potente strumento per dimostrare il valore dei loro farmaci. Per questo Roche, lo scorso mese, ha acquisito Flatiron Health, al prezzo di circa 2 miliardi di dollari. I real data cambieranno il design degli studi clinici Secondo un’analisi che Reuters ha condotto sul sito degli U.S. National Institutes of Health’s clinica ltrials, la metà dei 1.800 studi clinici mondiali che analizzano dati reali dal 2006 è stata avviata negli ultimi tre anni. L’anno scorso è stata raggiunta la cifra record di 300 studi. I settori maggiormente interessati da questa nuova metodologia sono l’oncologia, la cardiologia e la pneumologia. La possibilità di ottenere elementi di analisi dall’esperienza dei pazienti, che ovviamente rappresentano un campione più ampio rispetto alla selezione relativamente ristretta delle prove tradizionali, si rivela sempre più utile man mano che la medicina diventa più personalizzata.
E la privacy?
In questo modo si apre però anche un nuovo fronte nel dibattito che riguarda la privacy, soprattuto se a farsi avanti sono giganti come Apple, Amazon e Google. Il confine tra raccolta dati e attività di marketing profilata può diventare labile. Scott Gottlieb, commissario FDA, ritiene che l’uso dei real data possa ridurre i costi di sviluppo dei farmaci e aiutare i medici a fare scelte migliori.
“In considerazione dell’ampiezza e dell’affidabilità delle evidenze dei real data, anche la FDA si avvale di queste informazioni”, ha detto Gottlieb lo scorso settembre. Anche l’Agenzia europea dei medicinali sta studiando modalità per utilizzare questi dati nelle procedure decisionali.