Una delle possibilità che gli Stati Uniti hanno per abbassare il prezzo dei farmaci è quella di importare prodotti a basso costo dall’India. Ne è convinta la Indian Pharmaceutical Alliance, che riunisce le principali aziende farmaceutiche indiane. L’associazione industriale ha esplicitamente dichiarato in un report che per contenere i costi l’unica via è importare medicinali piuttosto che far rientrare la produzione negli USA. C’è però un problema: il controllo qualità nella produzione in India è molto più basso rispetto a quello richiesto dalla FDA. Inoltre, secondo l’organizzazione indiana, che comprende aziende come Sun Pharmaceuticals e Dr Reddy’s Laboratories, “i primi segnali dell’amministrazione Trump non sono di buon auspicio”. E dunque l’India dovrebbe fare pressioni per opporsi alle politiche fiscali che vorrebbero aumentare le tasse d’importazione. Tra i sostenitori della crescita del settore farmaceutico in India c’è Kiran Mazumadar Shaw, CEO di Biocon, che in un’intervista alla CNBC in India ha suggerito a Trump di considerare l’India come un partner chiave per l’innovazione e lo sviluppo di biosimilari a basso costo. Proprio Biocon ha una pipeline di biosimilari in fase di sviluppo ed è sotto ispezione da parte di EMA ed FDA. Un problema, quello della qualità nella produzione, che ha portato a spedire in India nove delle 42 lettere di richiamo inviate dalla FDA sulla qualità di fabbricazione.