(Reuters Health) – Ancora una denuncia, negli USA, per l’aumento spropositato del prezzo di alcuni farmaci. Questa volta sul banco degli imputati sono finiti gli antitumorali per via iniettabile, anche quelli più datati (che risalgono agli anni Novanta), i cui prezzi sarebbero saliti a un tasso maggiore di quello dell’inflazione. A evidenziarlo è stato un gruppo di ricercatori americani, guidati da Daniel Goldstein dell’Emory University di Atlanta, sul Journal of Clinical Oncology. Goldstein e colleghi hanno preso in considerazione i dati di Medicare relativi a 24 antitumorali per via iniettabile approvati dal 1996, scoprendo un aumento del prezzo del 25%, che al netto dell’inflazione sarebbe stato in media del 18%. In particolare, il prezzo di alcuni di questi medicinali sarebbe salito in media del 6% o più l’anno, quando il tasso di inflazione era sotto dell’1,1%. I ricercatori hanno anche evidenziato come, a differenza della gran parte di altri prodotti, l’aumento non sarebbe stato influenzato dall’arrivo della concorrenza o dalla scoperta di nuovi utilizzi per il farmaco. “Non abbiamo visto una crescita veloce in poco tempo, ma un aumento graduale che nel corso di dieci anni è diventato significativo”, dice Goldstein .
Fonte: Journal of Clincal Oncology
(Versione italiana per Daily Health Industry)