Nonostante l’interruzione a causa della pandemia di COVID-19, l’attività di innovazione nel campo delle scienze della vita è rimasta costante nell’ultimo biennio.
A rivelarlo è un rapporto di IQVIA Institute for Human Data Science, secondo il quale il sistema ha dimostrato una notevole capacità di resilienza, investendo, adattandosi, attingendo alle innovazioni esistenti e lavorando continuamente con dedizione; strategie che hanno accelerato la R&S e garantito una crescita continua di quasi tutti gli indicatori.
Il Global Trends in R&%S: Overview Through 2021 ha registrato come l’anno scorso siano stati avviati 5500 nuovi studi clinici, in aumento del 14% rispetto al 2020.
Nel 2021, poi, sono aumentate anche le approvazioni e i lanci di nuovi farmaci, con oltre 84 nuovi principi attivi, il doppio del numero registrato cinque anni fa.
Con una pipeline di oltre seimila prodotti in fase di sviluppo attivo, in crescita di oltre il 67% rispetto al 2016, il livello di R&S nel farmaceutico è destinato a restare alto anche nei prossimi anni. L’espansione della pipeline è stata più significativa in oncologia, gastroenterologia e neurologia, oltre che ovviamente negli ambiti delle malattie infettive e dei vaccini.
La produttività dello sviluppo clinico è l’unico indicatore in calo, sceso al 5% nel 2021, probabilmente per l’aumento del rischio dei programmi di sviluppo clinici, in considerazione dell’innalzamento dei livelli di efficacia e sicurezza richiesti. L’indice di produttività dello sviluppo clinico, che combina tassi di successo con complessità/durata degli studi, è diminuito del 32% nell’ultimo decennio.
Sono cresciuti anche i finanziamenti in R&S, con oltre duemila accordi e oltre 45 miliardi di dollari di valore delle operazioni che si sono concluse nel 2021.
Negli ultimi cinque anni, l’attività di merger si è “spostata” geograficamente verso la Cina e altri Paesi dell’Asia e del Pacifico. Le società biotech emergenti hanno contribuito per il 65% delle molecole della pipeline R&S, rispetto a meno del 50% nel 2016 e a un terzo nel 2001.
Le aziende di questo tipo con sede in Cina realizzano ora il 17% della pipeline totale dell’innovazione, rispetto al 6% di cinque anni fa, e si confrontano con il 20% di quelle provenienti dall’Europa e con il 46% degli Stati Uniti.