Pfizer Oncologia, con il contributo di The Jackal, promuove una campagna video per rompere un tabù che da sempre accompagna il cancro. Il tabù della parola; il cancro non viene mai nominato, si ricorre spesso a perifrasi o alla locuzione “il brutto male”.
Ieri è stato diffuso su Youtube e sui social media dell’azienda il primo dei quattro episodi della campagna.
I video sono stati progettati partendo dalla riflessione che in un contesto come quello attuale, in cui tutto è più complesso, gli equilibri già instabili dei pazienti oncologici e dei loro familiari subiscono una spinta ulteriore, le criticità oggettive del quotidiano aumentano: la fatica della cura, i piccoli gesti di vicinanza, le strategie da attuare per non scivolare nella negatività, per non avere paura di curarsi, per non dimenticare che la vita va avanti.
“Crediamo che mai come in questo momento storico sia fondamentale che i malati di cancro e quanti sono loro vicini sentano di non essere soli, che siano consapevoli che la ricerca va avanti e che tutto il mondo medico-scientifico continua nel suo impegno di garantire le migliori cure possibili” – commenta Alberto Stanzione, Direttore Oncologia di Pfizer in Italia. “È però altrettanto importante abbandonare i cliché tradizionalmente utilizzati nella comunicazione relativa a questi temi e trovare nuove modalità che, con un linguaggio nuovo e apparentemente un po’ sopra le righe, siano in grado di trasmettere concetti e messaggi finalizzati ad una gestione quanto più serena possibile della convivenza con questa malattia.”
Da queste premesse è nata l’idea di collaborare con i The Jackal, cui sono stati affiancati, per ogni episodio, specialisti in materia oncologica in aree di trattamento differente: Gabriella De Benedetta, psico-oncologa; Adriana Carotenuto, biologa nutrizionista; Antonietta Rozzi, Presidente Sarva Yoga International; Valentina Vecellio, istruttrice certificata in terapia del movimento per pazienti oncologici OTT.
I The Jackal hanno sviluppato con la loro creatività il concetto che dà il titolo alla campagna: #Si può dire cancro
“Spesso ci è capitato di lavorare a campagne di comunicazione istituzionali o che trattano temi che solitamente vengono veicolati in una modalità molto convenzionale. E puntualmente proviamo a ribaltare il punto di vista dando una visione originale e anticonvenzionale.”, commenta Vincenzo Piscopo, Head of Branded content & originals di Ciaopeople. “Questa volta ci sembrava davvero complicato, ma abbiamo fortemente voluto accettare la sfida. L’insight che viene sviluppato all’interno di tutti i contenuti parte da una presa di coscienza, ovvero quella di affrontare la malattia e gli ostacoli fisici e psichici che essa comporta. Da qui nascono le quattro pillole video di “Si può dire cancro” con l’intento di coniugare informazione scientifica con l’intrattenimento”.
“La proposta degli autori ci ha conquistato, perché abbiamo colto immediatamente la potenza di questo approccio, confermata anche da tutti gli esperti coinvolti – aggiunge Alberto Stanzione. “Definire la malattia con il suo nome, senza giri di parole, è il primo fondamentale passo per affrontare con maggiore forza e determinazione sia la diagnosi che il successivo percorso di cura”.