L’acquisizione di Seagen da parte di Pfizer, per un valore di 43 miliardi di dollari, sarà un importante banco di prova per la Federal Trade Commission (FTC) degli USA, che recentemente ha rivisto le sue linee guida sul comportamento anticoncorrenziale nell’industria farmaceutica, non circoscrivendo il giudizio solo all’eventuale sovrapposizione dei prodotti che un accordo può generare sul mercato, ma considerando anche i benefici e i danni a carico del paziente/consumatore che possono derivare da questo tipo di operazioni finanziarie.
L’accordo, che le due società prevedono di chiudere entro la fine di quest’anno o all’inizio del prossimo, espanderà in modo sostanziale la presenza di Pfizer nel settore oncologico, nel quale ha già un portafoglio di 16 farmaci mirati oltre a chemioterapici più vecchi. Grazie a Seagen, la big pharma USA disporrà di altri quattro farmaci antitumorali commercializzati e aggiungerà alla propria pipeline 12 candidati in fase di sperimentazione sull’uomo.
Pfizer assumerebbe anche una posizione di leadership nel campo dei “coniugati anticorpo-farmaco”, una categoria di trattamenti di cui Seagen è pioniera e nei quali si è specializzata.
Questi farmaci associano anticorpi sintetici a potenti sostanze chimiche tossiche per le cellule tumorali, consentendo così la somministrazione di dosi più elevate di chemioterapici senza ulteriori effetti collaterali.
Pfizer commercializza già un farmaco di questo tipo, un trattamento per la leucemia denominato Besponsa.
La transazione potrebbe quindi sollevare nella FTC preoccupazioni sia per quanto riguarda il maggior potere contrattuale di Pfizer nei confronti delle assicurazioni per farmaci commercializzati, sia per lo sviluppo della pipeline di Seagen.
In ogni caso, il deal Pfizer-Seagen sembra destinato a fare scuola.