Dopo anni in cui le norme non erano state applicate arriva ad un punto di svolta la questione del payback sui dispositivi medici.
Mef e Salute hanno infatti firmato il decreto che certifica il superamento del tetto di spesa (4,4% del fondo sanitario) dei dispositivi medici a livello nazionale e regionale per gli anni 2015, 2016, 2017 e 2018.
E il conto per le aziende è molto salato. Per il 2015 dovranno rimborsare 416 milioni, per il 2016 i mln sono 473, per il 2017 sono 552 mln e per il 2018 si sale a 643 mln. In totale sono poco meno di 2,1 mld. Soldi che fanno particolarmente gola alle Regioni che ne hanno un bisogno disperato.
Proprio sul tema è poi in arrivo il testo dell’accordo tra Governo e Regioni (previsto dal Dl Aiuti Bis) che dovrà essere approvato dalla Conferenza Stato-Regioni con le modalità procedurali del ripiano dello sfondamento del tetto di spesa dei dispositivi medici.
Nel provvedimento si prevede “in ciascuna Regione o Provincia autonoma, l’eventuale superamento del tetto di spesa regionale, è posto a carico delle aziende fornitrici di dispositivi medici per una quota complessiva pari al 40 per cento nell’anno 2015, al 45 per cento nell’anno 2016, al 50 per cento per l’anno 2017 e al 50 per cento per l’anno 2018. Ciascuna azienda fornitrice concorre alle predette quote di ripiano in misura pari all’incidenza percentuale del proprio fatturato sul totale della spesa per l’acquisto di dispositivi medici a carico del Servizio sanitario regionale”.
Un bel conto per le aziende, che in ogni caso dovrebbero aver accantonato le risorse anche se come accaduto per il payback farmaceutico è facile prevedere una pioggia di ricorsi al Tar.
Luciano Fassari