(Reuters Health) – Con un tasso più lento di declino della funzionalità renale rispetto ai controlli storici, l’antagonista del recettore della vasopressina-2 tolvaptan sarebbe efficace a lungo termine nei pazienti con malattia renale policistica autosomica dominante (ADPKD) trattati per un massimo di 11 anni. A evidenziarlo sono stati i risultati di uno studio pubblicati dal Clinical Journal of the American Society of Nephrology e condotti dal team guidato da Vincente Torres, della Mayo Clinic di Rochester, nel Minnesota
In studi precedenti, il farmaco di Otsuka aveva dimostrato di riuscire a rallentare il declino della velocità di filtrazione glomerulare (eGFR) nei pazienti con ADPKD, nell’arco di tre anni (trial clinico TEMPO 3:4) e in pazienti con malattia avanzata nell’arco di un anno, come evidenziato nello studio REPRISE.
Per il nuovo studioTorres e colleghi hanno preso in considerazione 97 pazienti trattati con tolvaptan fino a 11 anni, confrontandoli, però, con i controlli delle due sperimentazioni precedenti. Dai risultati è emerso che i pazienti in terapia con tolvaptan hanno fatto registrare tassi più bassi di riduzione dell’eGFR rispetto ai controlli e un rischio inferiore di una riduzione del 33% di eGFR rispetto all’inizio dello studio. Inoltre, la riduzione dei tassi annuali del calo di eGFR non sono diminuiti durante il follow-up e sono stati costantemente inferiori rispetto ai pazienti trattati con placebo negli studi TEMPO 3:4 e REPRISE. Infine, i ricercatori hanno evidenziato che le differenze nel parametro della funzionalità renale predette sarebbero aumentate con la durata del trattamento, suggerendo che i benefici di tolvaptan si accumulerebbero nel tempo.
Fonte: Reuters Health News
(Versione italiana per Daily Health Industry)