Grazie al fatto di possedere naturalmente degli anticorpi con siti di legami ‘convessi’, lama e cammelli hanno ispirato una soluzione a uno dei problemi dello sviluppo di terapie a base di anticorpi che bloccano le metalloproteasi (MMP), enzimi fondamentali per la rigenerazione dei tessuti e per altri processi fisiologici ma che, quando sono in eccesso, aiutano il tumore a crescere e a diffondersi.
Ispirati proprio dai camelidi, ricercatori della Università della California di Riverside guidati da Xin Ge stanno cercando di sviluppare anticorpi monoclonali che leghino le versioni anomale delle MMP senza compromettere la funzionalità di quelle normali. La ricerca è stata pubblicata di Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS). Diversi ricercatori nel campo oncologico hanno cercato in passato di bloccare MMP difettose, ma non riuscirebbero a farlo senza influenzare quelle normali, causando così effetti collaterali. “I fallimenti dei trials clinici ci hanno insegnato che nel caso delle terapie contro MMP è meglio avere target selettivi piuttosto che ad ampio spettro”, ha sottolineato Ge. Tra le aziende che stanno portando avanti ricerche su inibitori di MMP, Gilead è quella che sta avendo più successo con il suo farmaco sperimentale GS-5745. Anche se non è riuscito a dare buoni risultati nel trattamento della colite ulcerosa, tanto che l’azienda a settembre ha deciso di abbandonare il trial di fase 2/3, il farmaco è ancora in sperimentazione nella malattia di Crohn e nel cancro dello stomaco, dove è cominciato un trial di fase III in combinazione con l’inibitore di checkpoint Opdivo, di Bristol-Myers Squibb. Le MMP sono anche in studio nella diagnostica, per la loro capacità di scovare il cancro nell’organismo. Nel 2014, un gruppo di scienziati tedeschi ha creato delle nanoparticelle che si dirigono verso le MMP del cancro, rendendo la formazione tumorale meglio visibile nelle immagini di Risonanza Magnetica.