Novartis venderà la sua importante partecipazione in Roche? La questione è stata dibattuta per anni per anni ed è diventata più pressante dopo che il presidente di Novartis, Joerg Reinhardt, ha promesso di esaminare tutti gli asset di Novartis per una potenziale vendita. Che sembra molto probabile.
Il quotidiano svizzero Sonntags Zeitung riporta infatti che Novartis sta lavorando con le banche di investimento per mettere insieme possibili compratori per i 13,5 miliardi di franchi svizzeri del valore di Roche. Novartis vuole vendere a compratori istituzionali piuttosto di effettuare operazioni a mercato aperto, in parte perché vuole avere un extra sul prezzo di scambio corrente.
La situazione azionaria
Il pacchetto azionario di Novartis ammonta al 33% delle quote di voto e, come evidenzia Tim Anderson, analista di Bernstein, assemblare questo grande blocco di azioni di voto non sarebbe stato un compito facile sul mercato aperto. Ma, come riporta Sonntags Zeitung, Roche prevede di restare indipendente in ogni caso – e le famiglie Oeri e Hoffman possiedono ancora una partecipazione di controllo -quindi possedere un grande blocco del genere potrebbe non interessare molti investitori.
Le fonti del Sonntags Zeitung dicono che la vendita della quota Roche è una delle “massime priorità” di Reinhardt.
Novartis in passato ha considerato alcune altre opzioni di vendita, tra cui distribuire le azioni Roche a titolo di dividendo ai propri azionisti.
Novartis ha anche valutato di scambiare nuovamente le proprie azioni con Roche, ma Roche ha ribadito più volte di non essere interessata. Secondo il quotidiano svizzero, questa volta, Novartis potrebbe accettare offerte da investitori selezionati, per fare in modo che gli acquirenti siano graditi a Roche.
Novartis e il ricavato delle azioni
Ma la vera questione – secondo l’analista Tim Anderson – non è a chi Novartis potrebbe vendere la sua fetta di azioni, ma che cosa potrebbe fare con il ricavato. L’azienda stringerà un accordo? “Questo è chiaramente possibile: Novartis è in un momento di bisogno, avendo avuto battute d’arresto sia con Alcon ed Entresto, e il sentiment degli investitori è in ribasso. – sostiene l’analista – Ma un’acquisizione nell’ordine di decine di miliardi di dollari sarebbe un accordo trasformativo? No. Invece, sarebbe una clausola aggiuntiva di medie dimensioni, ma che gli investitori potrebbero essere pronti a recepire, visto lo stato attuale del business”.