Novartis sta lavorando a una serie di miglioramenti del processo produttivo della terapia CAR-T Kymriah, perché in alcuni casi il trattamento non soddisfa ancora le specifiche richieste, come sottolineato anche dal CEO di Novartis Oncology, Liz Barrett, all’inizio dell’anno.
In particolare, Barrett ha parlato di un problema di variabilità cellulare quando si va a trattare un linfoma a grandi cellule B recidivante, problema che riguarda il numero di cellule inattive e che porta il trattamento a non essere conforme alle specifiche commerciali richieste.
Del resto, il processo di produzione è molto complesso, con il sangue che viene prelevato dal paziente e che viene spedito all’impianto di produzione che riprogramma le cellule in laboratorio.
Quindi, il sangue ‘ingegnerizzato’ viene rispedito per essere re-infuso al paziente, il tutto da portare a termine nel più breve tempo possibile per cercare di affrontare i casi di tumore più aggressivi.
Tra gli sforzi per modificare il processo produttivo c’è una collaborazione con Intellia Therapeutics per studiare le cellule allogeniche attraverso la tecnica di editing genetico CRISPR-Cas9.
Inoltre, l’azienda svizzera sta studiando internamente tecnologie per controllare l’attività della CAR-T e limitare i suoi effetti collaterali.
E nel lungo termine, Novartis spera di automatizzare gran parte del processo, creando un sistema concentrato in un’unica unità automatizzata.
Anche se le vendite di Kymriah sono state scarse, 48 milioni di dollari nei primi tre trimestri del 2018, l’azienda svizzera spinge sull’acceleratore per diffondere il prodotto a livello globale, espandendo le sue strutture di produzione, che prevedono anhe la creazione di un sito a Stein, in Svizzera, dedicato al mercato europeo.