È lunga la lista di paesi europei che, dopo la Brexit, vorrebbero accogliere la nuova sede dell’Agenzia Europea del Farmaco. Una contesa che vede tra i vari Stati in prima linea la Francia, l’Italia, la Danimarca, la Svezia e l’Ungheria. Ma la Gran Bretagna non lascia la presa e promette una dura battaglia, perché, secondo quanto dichiarato dallo stesso Presidente del Consiglio inglese, George Freeman, “non è negli interessi europei avere la sede dell’Ema”.
A difesa del mantenimento della sede Ema a Londra c’è anche il CEO di GSK, Andrew Witty ,che porta avanti la battaglia in maniera convinta. Tra le motivazioni addotte – espresse ufficialmente anche dall’Ema stessa – c’è il fatto che più della metà degli esperti attivi nell’agenzia sono inglesi e che uno spostamento di sede creerebbe una rottura e un cambiamento traumatico, che rischia di incidere pesantemente sulle attività regolatorie europee. Una nuova sede dell’Ema rappresenterebbe tuttavia un’opportunità ricca di benefici per il Paese che la dovesse accogliere: più di 90 posti di lavoro pagati dall’Unine Europea, capacità attrattiva per l’organizzazione di congressi ed eventi medico -scientifici di rilevanza internazionale. Oltre, chiaramente, a un notevole introito economico aggiuntivo per il Paese ospitante. Ad oggi la Danimarca, che a Copenhagen ospita la sede europea dell’OMS, figura tra le favorite insieme alla Svezia, sede del Centro europeo per il controllo e prevenzione delle malattie. Non tramonta anche lo scenario di una possibile sede in un paese extra “eurozona” per testimoniare che la UE non discrimina i Paesi dell’Unione che ancora non usano la moneta unica.