Sono state presentate oggi alla Camera dei Deputati le quattro proposte in materia di telemedicina identificate dal Gruppo di Lavoro “Digital Health e Pharma” di Netcomm, guidato da Humanitas, Medtronic e MSD per permettere alla Sanità italiana di cogliere le opportunità offerte dalla digitalizzazione ed evolversi verso un sistema a valore aggiunto per i cittadini e per gli operatori della salute.
La pandemia ha accelerato il percorso di digitalizzazione della sanità, che ora – anche alla luce di ciò che si è appreso – deve essere organizzato all’interno del tessuto del Sistema Sanitario Nazionale.
Il Gruppo di Lavoro “Digital Health e Pharma” nasce per supportare le Istituzioni nell’individuare le opportunità e le esigenze legate alla digitalizzazione della filiera sanitaria, mettendo a disposizione un pool di competenze ed esperienze altamente specializzate, che afferiscono ai tre ambiti strategici sui quali si snoda lo sviluppo della digitalizzazione della salute: l’ambito ospedaliero, il contesto farmaceutico e il settore delle tecnologie medicali.
Secondo il Gruppo sono due gli ambiti centrali del percorso di digitalizzazione sui quali occorre agire per uno sviluppo efficace e di valore della sanità italiana: una gestione puntuale e interoperabile dei dati sanitari e un approccio strutturato e coeso alla telemedicina rispetto a tutti gli ambiti che concorrono al buon esito delle sue potenzialità. In particolare, la visione e le proposte avanzate dal Gruppo in materia di telemedicina afferiscono a quattro ambiti:
• l’individuazione di standard nazionali, chiari e vincolanti per l’accreditamento degli strumenti utilizzabili per i servizi di telemedicina (quali ad esempio, l’integrazione del Fascicolo Sanitario Elettronico, le modalità e i formati di condivisione delle immagini e la certificazione medicale degli strumenti diagnostici utilizzati);
• una definizione delle prestazioni di telemedicina che possa garantire al personale sanitario un’adeguata suddivisione del tempo dedicato all’attività ambulatoriale, in presenza e da remoto, definendo anche i requisiti relativi all’erogabilità della prestazione anche al di fuori della sede fisica accreditata;
• un’adeguata formazione del personale sanitario in modo da sostenere e guidare la transizione digitale del settore sanitario;
• un puntuale studio della sostenibilità economica delle attività di telemedicina, che ne definisca delle specifiche tariffe in grado di tener conto degli investimenti necessari all’erogazione delle stesse.
Secondo la visione del Gruppo, si tratta di quattro snodi fondamentali per valorizzare gli investimenti in telemedicina attualmente previsti dal PNRR, garantendo ai cittadini la possibilità di accedere alle migliori cure disponibili e al personale sanitario di usufruire dei supporti digitali per poter svolgere la propria attività in maniera sempre più efficace.
“Formazione dei professionisti della salute, modulazione ed aggiornamento dei percorsi di laurea per i medici e per tutte le professioni sanitarie, scelta meritocratica dei ruoli apicali in grado di governare anche una proficua sinergia pubblico-privato, capacità di leggere l’innovazione tecnologica come acceleratore di una medicina di prossimità che si basi, finalmente, sul recupero della dimensione clinica della professione medica, di un rapporto medico-paziente posto al centro di ogni visione prospettica, ma soprattutto di un modello organizzativo territoriale ed integrato che sappia partire dai reali bisogni di salute della popolazione di riferimento, sono le precondizioni per una efficace implementazione della telemedicina e delle prossime politiche sanitarie”, dichiara l’On. Provenza, co-Presidente dell’Intergruppo parlamentare sulla Cronicità, secondo cui non è necessario “mutuare modelli di telemedicina da altre nazioni” ma “calibrarla sulla realtà del nostro paese e pensare a protocolli d’intesa tra Ministero della Salute e Regioni che sappiano rispondere alle esigenze di salute dei territori ed al diritto assistenziale di ogni cittadino, rivolgendosi – in mancanza di offerta e dove adeguato – ad eccellenze diffuse nel nostro Paese, non dimenticando che la qualità dell’offerta non sempre significa appropriatezza”.
“Sono molte le forze che stanno rimodellando il settore sanitario: l’utilizzo sempre più ampio da parte dei cittadini dei canali digitali per le loro necessità di salute, l’avvento di tecnologie promettenti nell’ambito della prevenzione, della cura e dell’assistenza, nonché le nuove modalità di relazione e di servizio mediate dai canali online. L’evoluzione verso un sistema sanitario sempre più connesso e a valore aggiunto è una priorità alla quale l’Italia deve tendere in maniera rapida ed efficace. Netcomm è orgogliosa di aver istituito un Gruppo di aziende di eccellenza, pronto a mettere a disposizione le sue competenze ed esperienze di alto livello per contribuire alla valorizzazione degli investimenti attualmente previsti dal PNRR e supportare concretamente l’evoluzione digitale del sistema italiano” osserva Roberto Liscia, Presidente di Netcomm. “Alla luce degli importanti ed imminenti investimenti previsti dal PNRR, riteniamo sia necessario istituire un tavolo pubblico-privato che garantisca un confronto fattivo e costante tra la filiera sanitaria e le Amministrazioni – anche territoriali – che si occuperanno dell’implementazione del Piano e che, a regime, possa contribuire all’innovazione digitale del sistema della salute nel nostro paese”.
“Nella nostra esperienza di ospedale policlinico votato all’innovazione, la telemedicina è già oggi un servizio di valore per i pazienti e i loro caregivers, che possono così restare in contatto con i medici evitando frequenti spostamenti”, dice Luciano Ravera, amministratore delegato IRCCS Istituto Clinico Humanitas e Humanitas San Pio X. “Questa rivoluzione è stata accelerata dalla pandemia, che ha visto Humanitas assistere i pazienti Covid continuando a garantire le cure ai pazienti oncologici del nostro grande Cancer Center. Ad oggi abbiamo effettuato alcune migliaia di televisite e prericoveri a distanza di cui il 25% per pazienti oncologici, molti con malattie rare. In pochi mesi abbiamo già formato all’utilizzo delle nuove tecnologie il 40% del personale sanitario delle aree più sensibili rispetto ai bisogni dei pazienti. Un’esperienza pilota che mettiamo a fattor comune affinché possa diventare un servizio ancora più diffuso grazie alla collaborazione tra pubblico e privato. La telemedicina consente inoltre di far dialogare competenze mediche tra i vari centri, come accade tra i nostri oncologi di Milano e Catania che partecipano a tumor board multidisciplinari per discutere il miglior percorso di cura per i pazienti. Ora, in Italia, la grande sfida è quella della qualità: solo con indicatori e standard comuni le televisite saranno un servizio che agevola i pazienti garantendo la stessa qualità clinica della visita in presenza”.
“Stiamo assistendo a una vera e propria trasformazione del sistema Salute in cui la tecnologia assume un ruolo fondamentale – spiega Michele Perrino, Presidente, AD Medtronic Italia e Strategic CardioVascular Leader Western Europe – I dispositivi medici sono sempre più piccoli, intelligenti e smart, per dare risposta alla necessità di servizi personalizzati e più vicini ai pazienti, nel corso della diagnosi e della cura, anche al di fuori delle strutture ospedaliere. Le aziende che si occupano di innovazione tecnologica diventano partner importanti in questo processo di trasformazione attraverso un lavoro sinergico con tutti gli attori del Sistema, in grado di dare soluzioni concrete. La telemedicina è il mezzo per monitorare gli esiti e i costi e impostare modelli adatti a ottenere risultati migliori in relazione al denaro speso. É in questa direzione che si muove Medtronic. Get Ready è una app che permette ai medici di seguire al proprio domicilio i pazienti con patologie cardiache, ed è un esempio di come la tecnologia possa fare la differenza, trattare le cronicità, aumentando la qualità delle cure e della vita. Cronicità che in Italia colpiscono il 40% della popolazione per una spesa di circa 67miliardi di euro. Il nostro obiettivo è quello di migliorare la vita di 85 milioni di pazienti nel mondo entro il 2026. Questo sarà possibile solo grazie all’utilizzo della telemedicina e nel fare sistema con tutte le realtà”.
“L’industria farmaceutica è un player importante nell’attuale trasformazione digitale e una sfida che si sta imponendo all’intera Pharma Industry è il superamento del concetto di Farmaco inteso come mero prodotto” dichiara Nicoletta Luppi, Presidente e Amministratore Delegato di MSD Italia. “Per questo motivo, è necessario approdare a una visione che non si concentri solo sul farmaco ma che punti i riflettori sull’intero patient journey, per essere sempre più vicino al paziente e alle sue esigenze. Per andare sempre più verso una medicina personalizzata, sarà necessario garantire una maggiore integrazione delle nuove tecnologie e, in particolare, dell’analisi dei dati (big data e analytics). In questo contesto, le soluzioni di digital health possono diventare elementi chiave a supporto dell’assistenza di prossimità, in particolar modo grazie all’utilizzo dei servizi di Telemedicina (es. televisita, teleconsulto e telemonitoraggio) quando previsti all’interno dei percorsi di cura nei PDTA (Percorsi Diagnostico-Terapeutici-Assistenziali) e dei PAI (Piani di Assistenza Individuale) per incrementarne l’efficacia e gli esiti, garantendo una migliore e più efficiente integrazione tra le diverse figure professionali coinvolte. Ne è concreta testimonianza l’utilizzo dei sistemi di telemonitoraggio domiciliare che hanno fornito una straordinaria risposta ai bisogni di pazienti durante la fase più acuta della pandemia COVID-19; periodo nel quale una comprensibile paura del contagio ha portato molti pazienti a rimandare visite e terapie in presenza, sia per patologie croniche che per patologie acute”. Inoltre, aggiunge Luppi, “è necessario sviluppare un quadro normativo, a livello Europeo e locale, per sostenere l’attuazione e l’integrazione della salute digitale con l’obiettivo di migliorare l’adozione e la diffusione di queste soluzioni innovative per ottenere migliori risultati clinici. É necessario abilitare un ecosistema sanitario connesso, che utilizzi le applicazioni di salute digitali come parte dei percorsi di cura individualizzati dei pazienti e misuri i risultati basandosi su dati specifici di Real World Evidences. È importante facilitare la creazione di organismi governativi per garantire standard comuni, insieme ad una serie di misurazioni necessarie per qualificare le diverse soluzioni e ottenere finanziamenti adeguati.”
Italiani ed e-health
Il percorso di digitalizzazione avviato dal sistema sanitario italiano in questi anni risulta, ancora agli albori rispetto al contesto internazionale, dove le nazioni maggiormente all’avanguardia nel campo dell’e-health hanno già sperimentato con successo gli effetti positivi della sanità digitale. A livello di servizi integrati di assistenza domiciliare, ad esempio, in Italia solo il 5,1% dei pazienti anziani ne ha accesso rispetto a una media OCSE del 6%.
L’interesse dei cittadini italiani verso la digitalizzazione dei servizi legati alla sfera della salute, anche alla luce delle vicissitudini causate dalla pandemia, appare oggi più che mai forte. Come emerso da un recente studio di Netcomm volto a sondare l’apertura dei cittadini alla digitalizzazione sanitaria ha rilevato come, all’interno di un campione rappresentato da utenti internet che hanno acquistato almeno un prodotto farmaceutico o per la salute negli ultimi 12 mesi, il 62% ha dichiarato di aver prenotato online visite e altre prestazioni sanitarie, il 32% ha utilizzato app per gestire alcuni aspetti legati alla salute e ai percorsi sanitari, il 29% ha interagito tramite chat con uno specialista e il 22% ha effettuato un consulto sanitario online. Inoltre, la maggioranza degli intervistati ritiene che le applicazioni e le interfacce digitali porteranno a un miglioramento sia delle relazioni tra paziente e strutture sanitarie in termini di semplicità e velocità (63% del campione), sia della qualità dei servizi e delle prestazioni mediche offerte dalle strutture sanitarie (60%)