22 miliardi di euro, ecco quanto vale conoscere l’inglese nel settore farmaceutico. Secondo i dati Istat, infatti, il 73% della produzione italiana totale è destinato alle esportazioni, che negli ultimi 6 anni hanno registrato una crescita del 57%, rispetto a Germania, Regno Unito, Francia e Spagna. In questo contesto volto all’internazionalizzazione risulta evidente l’importanza di saper parlare bene l’inglese. Secondo l’EF EPI-c, unico indice a livello mondiale a testare le competenze linguistiche in sedici settori diversi nel mondo, l’industry salute e farmaceutica raggiunge un livello intermediate in inglese, con un punteggio di 55,31. Il risultato di quest’anno mostra un incremento dell’8% rispetto al 2014, anno in cui si è registrato un valore di 51,11. Il grado di competenza però non cambia, poiché il livello degli intervistati rimane un B1: occorrono dunque ancora più di 7 punti per raggiungere una maggiore padronanza dell’inglese e attestarsi su un B2. Lo studio è stato condotto testando un panel, più ampio rispetto all’edizione precedente del 2014, costituito da 510.000 persone testate, appartenenti a 2.078 Aziende. Il report differenzia i risultati relativi al livello di inglese dei partecipanti non solo in base al Paese di provenienza ma anche all’industry di appartenenza: sono, infatti, 16 i settori su cui è stata condotta l’indagine. I professionisti coinvolti, al momento del test, non erano iscritti ad alcun corso di inglese e i risultati della prova sono stati utilizzati esclusivamente al fine della redazione dell’Indice EF EPI-c. I dati ottenuti sono stati tradotti in un punteggio (punteggio EPI-c) indice del livello di conoscenza linguistica, che va da 0 a 100 e denota, secondo il Quadro comune europeo di riferimento per la conoscenza delle lingue (CEFR) i seguenti livelli: A1 (punteggio EPI-c 0-33), A2 (punteggio EPI-c 34-48), B1 (punteggio EPI-c 49-62), B2 (63-78), C1 (punteggio EPI-c 79-93) o C2 (punteggio EPI-c 94-100).