Hanne Bak, olandese, ai vertici di Regeneron, June Bray a quelli di Allergan, Aoife Brennan, CEO di Synologic. Tre donne che occupano posizioni di vertice nelle aziende del settore delle Life Sciences. Non sono le sole, anche se le manager occupano solo il 20% delle posizioni apicali esolo il 10% siede nei consigli di amministrazione.
Ma sembra essere finalmente giunto il momento di iniziative concrete a favore di una maggiore rappresentatività.Il gruppo industriale americano Biotechnology Innovation Organization (BIO) si è posto l’obiettivo di avere almeno il 30% delle donne nei consigli di amministrazione rispetto all’attuale 10% e almeno il 50% di rappresentanza femminile nei posti ai vertici aziendali.
Ma questi progetti possono funzionare solo se c’è un pool diversificato di talenti tra cui scegliere. Secondo Sara Kenkare-Mitra, VP sviluppo di Genentech, è importante “investire nella prossima generazione di donne – e uomini- scienziati e leader”, proprio per avere una “pipeline” di talenti diversificata.
Un altro aspetto importante è la conciliazione tra opportunità di carriera e tempi di maturazione professionale Spesso, infatti, accade che le opportunità di avanzamento arrivino presto, quando le donne si sentono ancora poco qualificate: ma questo, secondo Kate Knobil, CMO di GlaxoSmithKline, non deve essere un ostacolo. “Non aspettare di essere qualificate al 100% prima di accettare un avanzamento di carriera”, osserva la topo manager
Altrettanto importante, secondo Marion Dorsch, responsabile scientifico di Blueprint Medicines, è premere per avere una promozione. “Assicurati che il tuo supervisor e le persone intorno a te sappiano dove vuoi andare e quali sono le tue ambizioni. Non essere timida e chiedi come fare per andare nella direzione che vuoi”, conclude Dorsch.