Passato il momento dell’emergenza più stringente, l’intero comparto sanitario si sta riorganizzando per far fronte alle sfide che la pandemia ha messo sul tavolo. Il farmaco è una parte centrale di questo processo e negli ultimi mesi sono stati avviati molti confronti tecnici su come si dovranno trasformare i modelli organizzativi.
Tra le priorità evidenziate anche dal Pnrr c’è quella di spostare il baricentro dall’ospedale al territorio, stabilendo le priorità e riuscendo a portare il farmaco al domicilio del paziente (inteso sia come casa privata, ma anche come Rsa o struttura di lungodegenza).
Di tutto questo si è discusso durante il secondo incontro del Regional Summit dedicato alla governance farmaceutica andato in onda su Popular Science il 19 novembre con il supporto non condizionante di Bayer.
Cosa abbiamo imparato
Tra le lezioni più importanti che la pandemia ha portato con sé è che l’organizzazione ospedalo-centrica non funziona più: “Il 2020 ha lasciato indietro la cronicità e oggi abbiamo la necessità di riavvicinare il paziente a quelle che sono le terapie di lungo termine – ha esordito Ida Fortino, dirigente responsabile Struttura Farmaco e dispositivi medici, Regione Lombardia – Il Governo l’ha fatto con la digitalizzazione ricetta medica, ora come Regione stiamo cogliendo l’opportunità di non far andare il paziente nelle farmacie ospedaliere per ritirare il farmaco, ma di portarglielo al domicilio”.
Se per le terapie orali questo è relativamente semplice, la questione si complica con i trattamenti che richiedono uno stretto controllo medico: “È nostra intenzione consentire all’infermiere di somministrare le terapie a casa del paziente con controllo del medico in telemedicina. Abbiamo scelto le malattie rare e i pazienti oncologici che non possono raggiungere l’ospedale in autonomia per iniziare questa sperimentazione che in altre Regioni già avviene – ha spiegato l’esperta – Ovviamente i pazienti devono aver manifestato il loro consenso a essere trattati in questo modo e il loro medico deve aver dato l’ok”.
Per Riccardo Roni, responsabile servizio Politiche del farmaco e Assistenza farmaceutica Apss Provincia autonoma di Trento, “il problema della dispensazione del farmaco esiste, ma arriva dopo quello dell’accesso fisico da parte dei cittadino a dove risiede il prescrittore”. Per questo il Trentino è stata la prima Regione italiana ad attuare non solo la dematerializzazione della ricetta, ma anche quella del promemoria. Oggi questo processo riguarda tutta l’assistenza farmaceutica, anche le cosiddette ricette bianche, quelle non rimborsate e vorremmo spingerlo fino all’assistenza integrativa e ai presidi”.
Per Roni, poi, l’altro elemento accelerato dalla pandemia riguarda la farmacia dei servizi: “Va sviluppata in modo concreto, soprattutto dal punto di vista diagnostico – ha affermato – È un processo che a noi è costato molto impegno organizzativo ed è ancora in completa evoluzione ma è fondamentale”.
Definire le priorità
Il Pnrr, nelle intenzioni, dovrà fornire nuovo impulso al territorio: “In Toscana sono previste circa 150 Case di comunità, che non sono un concetto nuovo ma numericamente rappresentano una modifica importantissima dell’aggregazione territoriale dei servizi sanitari – ha detto Claudio Marinai, responsabile settore Politiche del farmaco e dispositivi Regione Toscana – Riuscire a strutturare queste nuove aggregazioni di servizi sul territorio in modo tale che si intersechino senza creare doppioni o sovrapposizioni con le realtà esistenti soprattutto per quanto riguarda l’erogazione del farmaco sarà un’importante sfida progettuale”.
“Oggi la programmazione a medio termine deve essere più veloce e fluida e il confronto tra Regioni è fondamentale per cercare di minimizzare le criticità e diffondere le buone pratiche – ha spiegato Ugo Trama, dirigente responsabile delle Politiche del farmaco e dispositivi della Regione Campania – Tra gli obiettivi per il futuro, il dare una funzione al farmacista, che non è un mero dispensatore ma un professionista che porta un contributo al tema dell’appropriatezza prescrittiva e delle cure. Sarà sempre più importante lavorare in team multidisciplinari e la tecnologia aiuterà molto in questo”.
Siccome il digitale è al centro della trasformazione della sanità, Fortino ha evidenziato “la necessità di svecchiare e sburocratizzare la pubblica amministrazione: è necessario permettere ai giovani di entrare, con le loro competenze e le loro idee. E poi serve snellire le procedure, anche quelle contrattuali. Pensare di ricoprire per tutta la vita la stessa posizione non è qualcosa che permette di crescere. Credo che andrebbero rivisti questi meccanismi”.