(Reuters Health) – Johnson & Johnson ha dichiarato che, a partire dal 2012, l’incremento medio dei prezzi dei farmaci nel proprio listino è stato mantenuto al di sotto del 10% annuo, un aumento che, secondo l’azienda, è alla soglia del “trascurabile” una volta tenuto conto del prezzo netto pagato per i medicinali una volta applicati sconti e ribassi di prezzo. L’azienda ha pubblicato un rapporto con la storia dei suoi incrementi di prezzo per rispondere al diffuso grido di protesta contro i prezzi elevati dei farmaci soggetti a prescrizione negli Usa. Il Presidente Donald Trump ha affermato che le case farmaceutiche la stanno passando liscia e addebitano i farmaci al governo. Johnson & Johnson, che produce Remicade (infliximab) per l’artrite reumatoide e l’anticoagulante orale Xarelto (rivaroxaban), ha fatto sapere che nel 2016 l’aumento medio dei prezzi dei suoi farmaci è stato dell’8,5%, mentre la variazione di prezzo netta si è attestata al 3,5%. Gli aumenti più elevati dei prezzi medi dell’azienda in cinque anni si sono verificati nel 2015, quando il listino medio è cresciuto del 9,7% rispetto all’anno precedente e l’aumento medio dei prezzi netti è stato del 5,2%. L’azienda ha affermato che generalmente limita l’aumento annuale dei prezzi aggregati a percentuali a singola cifra. Merck ha pubblicato un rapporto sulla sua storia dei prezzi lo scorso mese, rivelando aumenti medi leggermente più decisi nei cinque anni rispetto a Johnson & Johnson. In risposta alle critiche dei prezzi elevati dei farmaci, Abbvie, Allergan e l’azienda danese che si occupa di diabete Novo Nordisk hanno promesso di mantenere tutti gli incrementi dei prezzi nel 2017 al di sotto del 10%.
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