IBD: più complicanze post operatorie con vedolizumab. Takeda: monitoriamo

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(Reuters Health) – I pazienti pediatrici con malattia infiammatoria intestinale e in terapia con vedolizumab, che si sottopongono a interventi chirurgico, correrebbero un rischio maggiore di andare incontro a complicanze post-operatorie. A evidenziarlo un piccolo studio del Boston Children’s Hospital. I risultati sono stati pubblicati dal Journal of Pediatric Surgery. I ricercatori americani hanno identificato 31 bambini con malattia di Crohn e colite ulcerosa, trattati con vedolizumab. Tredici di questi sono stati sottoposti a chirurgia e 16 pazienti non trattati con l’anticorpo sono stati presi in considerazione come gruppo di controllo. In otto pazienti chirurgici, il 62%, che assumevano anche vedolizumab, sono state riscontrate complicanze post operatorie. Tre di questi casi hanno richiesto un ricovero. Tra i controlli, invece, 16, il 25%, hanno avuto complicanze dopo l’intervento. “I pazienti pediatrici che hanno una malattia grave e che sono in cura con vedolizumab tendono ad avere un maggior numero di complicanze e, più nello specifico, sono maggiormente soggetti a un aumento della separazione mucocutanea a livello della stomia”, dice Lori Zimmerman, principale autore dello studio. In realtà, “non sembra esserci una differenza statisticamente significativa, ma solo una tendenza e questa tendenza sarebbe maggiore per quel che riguarda la separazione mucocutanea della stomia”, sottolinea l’esperto.“Specialmente in pediatria cerchiamo di ottimizzare il più possibile la gestione del paziente. Anche per questo discuteremo con i malati dell’opzione vedolizumab, sottolineando che potrebbe causare più complicanze nel corso della terapia”. “La sicurezza dei pazienti è la principale preoccupazione di Takeda – commenta la casa farmaceutica giapponese in una nota – . Ci impegniamo a monitorare e valutare costantemente le informazioni sulla sicurezza dei suoi prodotti a livello globale”. L’azienda giapponese – che commercializza vedolizumab con il marchio Entyvio –  ha inoltre ricordato che “la sicurezza e l’efficacia dell’anticorpo monoclonale nei pazienti sotto i 18 anni non sono state ancora confermate e l’uso in persone sotto i 18 anni non è approvato”.

Fonte: Journal of Pediatric Surgery
(Versione italiana per Daily Health Industry)

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