Health Serie. Scaccabarozzi (Farmindustria): “Il Covid ha dimostrato che la burocrazia si può snellire e la digitalizzazione si può realizzare”

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Protocolli di sperimentazione, consegna di farmaci ospedalieri a domicilio, telemedicina e prescrizioni completamente dematerializzate. Sono alcuni degli obiettivi centrati per rispondere ai bisogni dei malati durante l’emergenza. Progetti realizzati grazie allo sforzo delle istituzioni, dei professionisti e delle imprese farmaceutiche, e alla presa di coscienza che la burocrazia, a volte, può essere ridotta. Questa l’opinione condivisa dal presidente di Farmindustria e dagli altri ospiti della seconda puntata di Health Serie: Ugo Trama (Regione Campania), di Roberto Tobia (Federfarma), Antonella Celano (Apmarr) e Ivan Gardini (Epac Onlus). La parola d’ordine, ora, è proseguire su questa stra per creare una assistenza realmente vicina ai cittadini.

L’epidemia di covid19 ha rappresentato un dramma per l’Italia. Ma emerge sempre con più forza come l’emergenza abbia rappresentato in qualche modo anche un’opportunità per il nostro paese. Se nella prima puntata di Health Serie, il format ideato da Quotidiano Sanità e Popular Science per approfondire le tematiche della sanità italiana, al centro di questa consapevolezza c’era la necessità di rafforzare la sanità territoriale e l’integrazione ospedale-territorio, nella seconda puntata di oggi ad emergere è stata la reale possibilità di mettere un po’ da parte la burocrazia. Durante l’emergenza covid sono stati numerosi gli ambiti in cui, in poche ore, si è riuscito a realizzare progetti che in tempi normali avrebbero richiesto mesi se non anni. Per fare un solo esempio: a marzo, in circa 24 ore, ha trovare definitivo compimento il processo di dematerializzazione totale delle prescrizioni farmacologiche iniziato più di 5 anni fa ma rimasto fino ad oggi ancora, di fatto, al promemoria su carta bianca (al posto della ricetta rossa) che il cittadino doveva consegnare al farmacista.

Dunque, la burocrazia si può snellire. E va fatto. Ne sono convinti gli ospiti della seconda puntata di Health Serie (Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria; Ugo Trama, responsabile Politiche del farmaco e dispositivi della Regione Campania; Roberto Tobia, segretario nazionale Federfarma; Antonella Celano, presidente Apmarr; e Ivan Gardini, presidente Epac Onlus). Che chiedono che non si torni indietro, ma si prosegua, al contrario, su questa strada, per realizzare una medicina sempre più vicina al cittadino.

“In questi mesi buona parte del mondo produttivo si è fermato, ma non il nostro”, ha esordito Massimo Scaccabarozzi introducendo la questione. “L’industria del farmaco ha cercato fin da subito di assumersi la responsabilità di stare vicino ai malati, anzitutto assicurandoci che non si registrassero carenze di farmaci e problemi di approvvigionamento. In una situazione così anomala, in cui neanche gli ospedali erano più accessibili, è stato inoltre necessario garantire che i malati gravi potessero accedere alle terapie, facendo arrivare nelle loro case quei farmaci fino ad oggi erogati solo in ambito ospedaliero. Si tenga infine conto che il nostro Paese è molto importate all’interno del sistema internazionale di produzione di farmaci, quindi era necessario garantire la continuità della produzione”.

Tutte sfide, quelle citate da Scaccabarozzi, che è stato possibile vincere non solo grazie al lavoro interno a Farmindustria, ma anche grazie alla collaborazione tra imprese farmaceutiche e Aifa. “L’Agenzia italiana del farmaco – ha detto Scaccabarozzi – è stata fortemente responsiva e ci ha permesso di dare vita, in tempi brevissimi, a una serie di protocolli e di progetti necessari per dare risposte ai malati”.

Tutto questo, per il presidente di Farmindustria, ha dimostrato non solo quanto sia grande la capacità di collaborazione tra Istituzioni e imprese, ma ha anche fatto emergere con chiarezza due aspetti:
– “La digitalizzazione, di cui tanto si parlava ma che poco si faceva, è realizzabile e velocemente, e in parte è già stato fatto”.
– “La burocrazia si buon snellire”.
In poche parole, “se c’è la volontà, le cose si riescono a fare”.

Opinione condivisa da Ugo Trama, che ha evidenziato come la Regione Campania “aveva già tra obiettivi una migliore presa in carico dei pazienti attraverso la domiciliazione delle cure. Il Covid ha aperto uno scenario grande, perché nella sua drammaticità ci ha fatto essere più celeri e solerti nelle azioni da intraprendere”. Trama ha quindi condiviso con Scaccabarozzi che “il lavoro di Aifa è stato nuovo ed eccezionale in termini si sperimentazioni, di azioni per contrastare la carenza farmaci e altro ancora. Prima, tra Regioni e Aifa, c’era una comunicazione costante, ora è diventata continua e basata su un reale confronto tra le parti. Questo è un aspetto di grande importanza”.

Quanto allo snellimento delle procedure, come quelle per la prescrizione dei farmaci, il responsabile Politiche del farmaco e dispositivi della Regione Campania ha fatto notare come questo rappresenterà “un vantaggio enorme in termini di semplificazione di accesso alle cure farmacologiche, nonché sugli spostamenti dei cittadini al di là del distanziamento legato al covid. Sono buone pratiche che possiamo migliorare e stiamo migliorando attraverso una sinergia tra Regioni e Stato”.

Trama ha quindi riferito di come la Campania fosse “già partita con un grande progetto di umanizzazione delle cure”. Ma di come ci si ancora tanto da fare sul piano “delle cronicità, delle cure domiciliari, delle vaccinazioni, del potenziamento della medicina territoriale, delle Usca e delle farmacie”. A proposito di farmacie il responsabile Politiche del farmaco e dispositivi della Regione Campania ha espresso il proprio sostegno alla distribuzione per conto – “un’esperienza consolidata a livello nazionale e che ha già dimostrato di fare ottimi risultati” – e annunciato che la Campania è pronta a partire al settembre con la sperimentazione della farmacia dei servizi, rimasta al palo con l’arrivo dell’epidemia.

Per Trama l’obiettivo deve essere quello di creare “percorsi più garantisti in termini di efficienza e sicurezza, tanto per i pazienti che per gli operatori sanitari”.

Anche per il segretario nazionale di Federfarma, Roberto Tobia, il percorso da fare è quello che deve perseguire “progetti concreti per sopperire alle mancanze emerse durante l’emergenza covid”. Per il segretario nazionale di Federfarma una parte di questi progetti deve sicuramente riguardare le farmacie che, proprio durante l’emergenza covid, hanno dimostrato di essere un punto di riferimento fondamentale per i cittadini e per il sistema: “Le farmacie sono state 19 mila sportelli a disposizione di tutte le persone, in ogni città e in ogni quartiere, lavorando spesso in davvero condizioni difficili. Basti considerare che 17 farmacisti sono morti per covid e oltre 1000 sono stati contagiati”. Per Tobia la drammatica esperienza del coronavirus ha però reso i farmacisti ancora più convinti del proprio ruolo, “che vogliamo implementare”.

Per il segretario nazionale di Federfarma le farmacie sono state anche la dimostrazione che “l’informatizzazione si può realizzare e che proprio la farmacia può essere il punto di partenza di tali cambiamenti”. Tra le priorità, “necessario e urgente” è, per Tobia, “l’attivazione del Fascicolo sanitario elettronico (FSE) in tutte le regioni. Oggi la sanità italiana – ha detto il segretario nazionale di Federfarma – viaggia 20 velocità. Serve omogeneità, il FSE e la farmacia possono aiutare a realizzarla”.

Altra priorità delle farmacie, ha spiegato il segretario nazionale di Federfarma, è “l’aderenza terapeutica. Su questo possiamo davvero fare la differenza, così come per la telemedicina, che diventa fondamentale soprattutto nelle aree rurali del paese”. Federfarma punta poi al “trasferimento verso la farmacia territoriale di molti farmaci finora erogati con la distribuzione diretta. Perché è immorale costringere un malato, o i caregiver, a compiere decine di km per raggiungere l’ospedale in un preciso giorno e a una precisa ora. Le farmacie territoriali sono capillari e sono sempre aperte. Oggi più che mai c’è bisogno della distribuzione per conto, che può garantire risparmi al sistema e benefici sociali al cittadino”.

La parola è quindi passata ai rappresentanti dei pazienti: Antonella Celano, presidente Apmarr; e Ivan Gardini, presidente Epac Onlus, che hanno condiviso gran parte delle osservazioni precedentemente fatte.

“Non si torni indietro, ma si guardi al futuro, a riorganizzare e sburocratizzare il sistema. Perché sappiano – ha detto Celano – che il nostro Ssn è tra i migliori al mondo, ma spesso la percezione del cittadino non è positiva in quanto si scontra con la burocrazia e le file lunghissime agli sportelli per ogni cosa”.

Evidenziando come la sospensione della maggior parte delle attività sanitarie durante l’emergenza covid avranno ripercussioni negative sulla salute dei cittadini e dei malati, nel prossimo futuro, (“mancati screening, mancate visite, mancata presa in carico e follow up…”), la presidente di Apmarr ha sollecitato una riflessione a 360 gradi di tutti i protagonisti del sistema salute. “Ben venga l’implementazione delle nuove tecnologiche, la presa in carico globale, anche a domicilio, e la collaborazione tra vari specialisti. Ma non dimentichiamo che molti strumenti ci sono già, solo che sono rimasti sulla carta: piano cronicità e patto per la salute, per citarne due. Poi l’umanizzazione delle cure, di cui si parla da anni”. E “basta davvero con specialisti, medici e operatori sanitari che lavorano singolarmente. Bisogna fare rete. Tutto deve essere messo a sistema, riorganizzato e coordinato, con compiti precisi per ogni singolo soggetto”. In questo contesto, per Celano, “il paziente non deve essere un soggetto passivo, fermo al centro, bensì un soggetto attivo per la propria salute”.

Evidenziato, anche dalla presidente Apmarr, il ruolo delle farmacie, “importante già in tempi pre covid ed oggi più che mai. Perché le farmacie – ha detto Celano – sono state in prima linea h24 e hanno dimostrato cosa sono in grado di fare. Che sia farmacia rurale, di comunità o dei servizi, sono un grande punto di riferimento per i cittadini, che trovano competenza e familiarità. Siamo contenti che ruolo farmacie sia stato rivalutato positivamente”.

Il presidente dell’Epac ha quindi voluto evidenziare come tutti questi progetti, pur comportando dei costi per la realizzazione, potrebbero in realtà rivelarsi fonti di risparmio, rappresentando un investimento sulla salute dei pazienti. Il tutto con grandi benefici anche in termini di qualità della vita: “E’ assurdo chiedere a un paziente cronico di affrontare una lunga burocrazia per avere dei farmaci che potrebbero essere distribuiti attraverso le farmacie territoriali. Anche quando si parla di farmaci costosi, bisogna eliminare restrizioni e tabù. E se si temono abusi, allora si intensifichino i controlli, ma non si ostacolino i pazienti”.

Quanto all’informatizzazione, per Gardini potrebbe essere utile anche per comprendere i livelli di compliance terapeutica, che “potrebbe essere valutata sulla base delle prescrizioni richiesta e in che tempi”.

Poi un appello per il rinnovo dei piani terapeutici: “A meno che non ci siano variazioni richieste dallo specialista, dovrebbero essere rinnovati automaticamente. Sono cose fattibili e creerebbero grandi vantaggi per i cittadino”.

Per il presidente Epac, il primo passo per creare una sanità che sia davvero di prossimità, è però l’ascolto dei pazienti. “Nessuno ci invita mai ad essere parte delle decisioni che contano. Io credo che i pazienti dovrebbero avere rappresentanza fissa in Aifa e nella conferenza delle Regioni, oltre che al ministero salute”.

Insomma, le opportunità ci sono e l’emergenza ha fatto compiere il primo passo nella direzione giusta. Il timore di Gardini è, però, che la corsa si fermi: “Quel che ci vorrebbero ore è un grande, grandissimo lavoro. E che possa essere realizzato velocemente mi sembra difficile. A meno che non arrivi una seconda ondata di covid, che però di certo non ci auguriamo”.

Lucia Conti

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