Innovazione, prevenzione, sanità di prossimità, sono le parole chiave che descrivono l’impegno delle Istituzioni, del mondo scientifico e del settore industriale per superare definitivamente il Covid-19, lasciando alle spalle la pandemia e innescando un cambiamento che porti a nuovi modelli di finanziamento e gestione del nostro Sistema Sanitario. Il punto di partenza è il capitale di fiducia che il nostro Sistema Sanitario Nazionale è riuscito a consolidare durante la pandemia: secondo l’indagine “Priorità e aspettative degli italiani per un nuovo SSN” realizzata da Ipsos e presentata nel corso dell’evento annuale di Msd Italia “Inventing For Life”, oltre 7 italiani su 10 esprimono un parere positivo sul Servizio Sanitario sia a livello nazionale sia regionale, mentre per un italiano su 4 la valutazione è di assoluta eccellenza. Molto chiara, peraltro, l’indicazione “politica” che i cittadini hanno voluto trasmettere con le loro risposte: per il 52% degli Italiani, la Sanità viene considerata l’area prioritaria su cui concentrare gli investimenti, seconda solo al Lavoro (59%) e ancora più urgente della transizione climatica (22%), dell’istruzione (16%) e della digitalizzazione (11%). Una prospettiva che stride, e peraltro sottolineata da molti degli intervenuti, con quanto contenuto nella Nota di aggiornamento al Def in termini d’investimenti in sanità rispetto al Pil, secondo cui: “La spesa sanitaria a legislazione vigente calerà del -2,3% medio annuo per via dei minori oneri per la gestione della pandemia. A fine periodo crescita limitata, dello 0,7%, e il ritorno ad un livello del 6,1 per cento del PIL”.
Andare oltre la pandemia
Come gestire la fase di transizione verso la fine della pandemia, facendo tesoro delle lezioni apprese nell’ultimo anno e identificando le aree di miglioramento sulle quali intervenire con più urgenza è stato il tema su cui si è sviluppato il primo confronto sulle prospettive post Covid del Summit 2021 di Msd Italia e a cui hanno partecipato, tra gli altri e in forma di messaggio video, anche il Ministro della Salute, Roberto Speranza e la Ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia, Elena Bonetti.
Il Ministro Speranza ha sottolineato che “c’è una nuova grande consapevolezza di come il Servizio Sanitario Nazionale sia davvero il bene più prezioso che abbiamo e su di esso dobbiamo ricominciare ad investire: quando sono diventato Ministro, due anni fa, sul Fondo Sanitario Nazionale c’erano 114 miliardi. Oggi ce ne sono 122. Lavorerò perché nei prossimi mesi questa cifra salga ancora, a cominciare dalla prossima Legge di Bilancio. C’è una nuova, grande consapevolezza che le risorse che si mettono sul Servizio Sanitario Nazionale non sono semplice spesa pubblica, ma sono il più grande investimento sulla qualità della vita delle Persone”.
La Ministra Bonetti ha ribadito come l’accesso universalistico alla Salute sia un percorso di riconoscimento e di tutela dei diritti fondamentali della persona: “Il Diritto alla salute – ha dichiarato la Ministra Bonetti – è un diritto universale. Attiva una responsabilità che, universalmente e collettivamente, dev’essere assunta in una nuova e integrata partecipazione tra i servizi di prevenzione, quelli di cura, quelli di ricerca e di promozione scientifica, gli elementi di solidarietà. Lo abbiamo imparato durante la pandemia: solo attraverso un modello di profonda corresponsabilità, reciprocità e solidarietà possiamo costruire una comunità che davvero sia all’altezza del tempo che ci attende”.
I valori etici alla base della ripartenza, nessuna sia lasciato indietro
Ad Andrea Costa, Sottosegretario di Stato al Ministero della Salute l’onere di aprire i lavori e, successivamente, al Presidente e Amministratore Delegato di Msd Italia, Nicoletta Luppi, il compito di delineare, con un discorso politico in senso lato e “politico industriale” più in particolare, la cornice di approccio e lavoro per il futuro dell’Azienda e dell’intero Comparto.
“La pandemia COVID-19 – ha dichiarato Luppi – ha messo ancor più in luce come la Salute sia una determinante fondamentale della crescita e dello sviluppo di un Paese. La parola chiave deve essere “ripartenza”, che non potrà che essere “per tutti”. Nessuno deve essere lasciato indietro, quale che sia la sua età, il suo genere, la sua residenza, il livello di benessere. In quest’ottica, occorre ripensare alla Sanità come un investimento e non come una voce di spesa per ridare slancio all’economia e fiducia al Paese: è necessario investire risorse rilevanti sul nostro sistema di Sanità Pubblica, come richiedono gli stessi cittadini e Pazienti. La Sanità è un ecosistema – ha sottolineato ancora Nicoletta Luppi – non una serie di silos e salute e farmaci sono un investimento, non un costo. L’innovazione non cresce spontaneamente: ha bisogno di linfa vitale, di essere incentivata, alimentata, considerata in termini olistici. Ha bisogno di un humus fertile e composito, di partnership pubblico-private sane e senza pregiudizi ideologici e di un quadro regolatorio che agisca da stimolo e non da freno. Nel periodo 2013-2020, la spesa farmaceutica pubblica è stata cronicamente sotto-finanziata mediamente di circa 1,3 miliardi di euro ogni anno rispetto alla spesa effettiva. Nel 2020, anche l’Agenzia Italiana del Farmaco ha evidenziato l’insufficienza del finanziamento complessivo della spesa farmaceutica e ha suggerito di definirne un livello «adeguato». Il sotto-finanziamento e il relativo meccanismo del payback si sono dimostrati inadatti al contenimento della spesa, creando continui contenziosi e incertezza sui costi sia per l’Industria che per le Regioni. La rinnovata attenzione al valore della Farmaceutica per il Paese e le risorse addizionali, tra cui quelle previste dal PNRR, per il Sistema Sanitario Nazionale, offrono nei prossimi mesi – ha quindi concluso Luppi – un’opportunità unica per riportare equilibrio tra la spesa e il finanziamento.
Le necessarie riforme per il settore farmaceutico
Dopo il primo confronto di grande respiro internazionale tra Julie Gerberding, Chief Patient Officer and Executive Vice President, Population Health & Sustainability MSD e Walter Ricciardi, Chair EU Cancer Mission, sulle lezioni apprese durante la pandemia che potranno rivelarsi utili in futuro, i temi portati in evidenza da Nicoletta Luppi nella sua relazione di apertura sono stati quindi declinati e approfonditi nel corso di due distinte tavole rotonde. Alla prima, introdotta da una video-intervista del Presidente dell’AIFA, Giorgio Palù, sul tema “Criticità e prospettive per il settore farmaceutico nel nostro Paese”, hanno preso parte l’economista Paolo Bonaretti, Angela Ianaro, membro della Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati, Beatrice Lorenzin, membro della Commissione Bilancio della Camera dei Deputati, Antonio Misiani, della Commissione Bilancio del Senato della Repubblica e il Presidente di Farmindustria, Massimo Scaccabarozzi.
Al centro della discussione il ruolo rilevante dell’industria farmaceutica e il suo impegno determinante in ricerca e sviluppo per combattere il Covid-19.“La ricerca bio-medica è un fattore imprescindibile per alimentare l’innovazione – ha sottolineato Bonaretti – e proprio la pandemia da Covid-19 ha messo in evidenza il valore di un approccio compartecipato in ambito scientifico, nel quale tanto la collaborazione tra settori pubblico e privato quanto la condivisione di esperienze su scala internazionale possano essere decisive nel consentire di rispondere con tempestività ai bisogni sanitari della popolazione. Il consolidamento di un modello partecipativo, comporterebbe una riduzione del rischio della ricerca farmaceutica, favorendo l’incremento della sperimentazione clinica, con un auspicabile aumento dell’accesso alle cure e ai farmaci innovativi da parte della popolazione”.
“Il nostro Paese – ha di contro sottolineato Angela Ianaro – rappresenta un’eccellenza nella ricerca e della produzione farmaceutica, ma è necessario sostenere ancora di più l’innovazione, anche attraverso un contesto che premi maggiormente valore dell’innovazione scientifica e che si basi sulla certezza delle regole e delle procedure regolatorie”.
Peraltro, ha fatto eco Beatrice Lorenzin “mai come in questo periodo di pandemia abbiamo avuto modo di sperimentare quanto l’innovazione in ambito farmaceutico possa fare la differenza nella vita di ognuno di noi. Non dobbiamo sprecare la lezione che questa esperienza ci consegna: le risorse destinate alla salute non rappresentano un costo, ma un investimento per il benessere del Paese. Forti di questa consapevolezza acquisita dobbiamo impegnarci per un nuovo modello di governance del sistema sanitario che valorizzi al meglio le risorse disponibili, nonché quelle messe a disposizione dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, dal Fondo unico per i Farmaci Innovativi, e che renda il nostro Paese veramente attrattivo per gli investimenti in ricerca e innovazione”.
Sulla stessa lunghezza d’onda l’intervento di Antonio Misiano, secondo cui “è necessario un ripensamento complessivo che trovi un nuovo punto di equilibrio tra la necessità di garantire la sostenibilità finanziaria della spesa farmaceutica pubblica e l’opportunità di dare certezze agli operatori per garantire ai cittadini italiani l’accesso ai farmaci di ultima generazione. È necessario – ha aggiunto – favorire la ricerca e la produzione di alto valore aggiunto nel nostro Paese ed è necessario fare molto più gioco di squadra fra gli operatori del settore, le Regioni, il Ministero della Salute, AIFA, ossia tutti gli attori che oggi sono portatori d’interessi in materia farmaceutica. È necessario un dialogo costante tra le istituzioni e gli operatori del settore con due obiettivi: primo, rivedere la governance della spesa farmaceutica nel nostro Paese; secondo, incentivare al massimo gli investimenti nel nostro Paese, anche tenendo conto che siamo in una fase di ridefinizione delle catene globali del valore, poiché ci sono multinazionali farmaceutiche che stanno riportando in Europa produzioni che erano state negli anni delocalizzate”.
“L’esperienza della pandemia – ha infine chiosato Massimo Scaccabarozzi – ci ha insegnato che senza Salute e investimenti nelle Scienze della Vita non c’è futuro, né sviluppo armonico della società. Occorre quindi ridisegnare rapidamente un nuovo modello di governance in questo settore che tenga conto della velocità dell’innovazione, con una Ricerca sempre più mirata e cucita sulla persona e dei nuovi bisogni di assistenza per il progressivo invecchiamento della popolazione. Ci aspettiamo che dal Pnrr possa venire una decisa spinta per fare quel balzo in avanti necessario per rendere il nostro Paese ancora più competitivo e attrattivo. Le imprese del farmaco vogliono fare la loro parte. Sono pronti infatti 4,7 miliardi di investimenti aggiuntivi in tre anni, in produzione e ricerca che potrebbero portare 8mila nuovi posti di lavoro nelle nostre aziende, in tutto il territorio, con tante opportunità per giovani e donne”.
Dal dibattito è quindi emersa l’indifferibile urgenza di una revisione della governance del settore farmaceutico, attraverso una rimodulazione degli attuali tetti di spesa, un rifinanziamento della dotazione complessiva di risorse e l’ulteriore miglioramento di uno strumento – il Fondo per i Farmaci Innovativi – che ha dimostrato negli ultimi quattro anni il suo valore (anche attraverso un incremento del Fondo e la possibilità che i farmaci innovativi restino all’interno del Fondo anche dopo i tre anni oggi consentiti dalla normativa).
Recuperare il tempo perduto e guardare al futuro (soprattutto del territorio…)
Nella seconda tavola rotonda, dal titolo “Il nuovo ruolo della prevenzione nello scenario post Covid-19: partiamo dal territorio”, si sono avvicendati Paolo Biasci, Presidente FIMP, Silvio Brusaferro, Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, Alessio D’Amato, Assessore Sanità alla Regione Lazio, Antonio Ferro, Presidente SitI, Antonio Gaudioso, Presidente Assemblea dei Soci Cittadinanzattiva, Giovanni Rezza, Direttore Generale della Prevenzione Sanitaria, Ministero della Salute e Silvestro Scotti, Segretario Generale Nazionale FIMMG. Tra i temi affrontati, quello dei ritardi, accumulati durante la pandemia, nei percorsi di diagnosi, cura e prevenzione. Sono, infatti, 3 su 10 nell’ultimo anno, gli italiani ad aver rinunciato alle visite di screening (per scelta o per aver ricevuto disdetta dalla struttura). Una percentuale che sale a 4 su 10 nel caso di visite specialistiche.
Ancora più evidente il ritardo nella Prevenzione vaccinale, soprattutto per quanto riguarda gli adolescenti e gli adulti. In particolare, in base agli ultimi dati disponibili, durante la pandemia la vaccinazione degli adolescenti ha raggiunto il 68% di posticipazioni.
La percezione dei vaccini, nonostante il “rumore di fondo” dei pochi contrari, resta in ogni caso positiva: 8 italiani su 10 sono concordi nell’affermare che le vaccinazioni salvano la vita, rappresentano una priorità per salvaguardare la salute in tutte le fasi della vita e sono importanti perché permettono di proteggere anche chi non può vaccinarsi. Questo, inoltre, nonostante il numero elevato di fake news che li hanno come oggetto e che almeno il 42% degli italiani ha dichiarato di aver incontrato, soprattutto sui social media.
Per Paolo Biasci “è evidente che il territorio abbia un ruolo determinante nella prevenzione, ed è necessario che il pediatra di libera scelta debba essere ancora di più coinvolto nell’ambito delle vaccinazioni, forte del rapporto fiduciario con le famiglie”.
Un tema, quello della relazione proattiva con il cittadino, che è stato ripreso anche da Silvio Brusaferro. “La centralità della ricerca e del metodo scientifico” ha sottolineato il Presidente Iss – restano i pilastri dell’evoluzione del Servizio Sanitario Nazionale. Il post pandemia chiama tutti noi a costruire la sanità del futuro in modo strettamente collegato con l’organizzazione sociale: accanto a una risposta tecnico-scientifica, va data anche una risposta di prossimità. Creare reti di relazione, sviluppare le cure primarie vicino al cittadino, proteggere le fragilità, garantire i contatti personali e socio-assistenziali ma anche attivare risorse tecnologiche sempre più innovative, e soprattutto garantirne la fruizione in tutte le aree del Paese, saranno le azioni decisive per migliorare la qualità della vita e il benessere delle persone”.
Anche perché, come ha rilevato l’Assessore D’Amato “la salute è tornata ad essere considerata una priorità per il Paese, così come l’ambiente, a cui è strettamente legata. Sono tra le missioni del Pnrr, ma sono temi che devono essere trasversali a tutte le politiche. Quindi perché la prevenzione sia una priorità dell’agenda bisogna coinvolgere tutti gli attori, penso ai sindaci, alle scuole, alle università, per raggiungere soprattutto i giovani”.
E tra gli attori, tra i protagonisti, possono e devono esserci anche i cittadini. “Per far sì che la health literacy, cioè l’investimento sulla conoscenza delle tematiche riguardanti la salute e più in generale sulla scienza, cresca, si deve procedere ad un investimento strutturale cui deve mettere mano il nostro Paese”. Questa la convinzione di Antonio Gaudioso secondo cui “in questi anni abbiamo gestito il problema sempre in modo reattivo: quando ci si trovava di fronte ad una innovazione scientifica, si cercava di informare la popolazione. Quello che bisogna fare oggi è un investimento proattivo, insegnando alle persone anche a selezionare le fonti d’informazione per avere un’informazione corretta e completa non perché l’ha deciso qualcuno ma perché le stesse persone sappiano quali fonti cercare per potersi informare correttamente. E questo è uno strumento che ha benefici potenziali straordinari, che vanno molto al di là della attuale contingenza vaccinale, perché tra qualche anno ci saranno molte altre innovazioni terapeutiche straordinarie e avere una comunità di cittadini capaci di comprendere queste innovazioni, scegliendo le fonti e valutandole, sarà un valore aggiunto, un capitale del nostro Paese”.
A giudizio di Silvestro Scotti, infine “L’emergenza sanitaria legata alla Pandemia da Covid-19 ha, tra le altre cose, evidenziato la necessità di un’evoluzione dei modelli di presa in carico del paziente, soprattutto in caso di patologie croniche o di particolari fragilità. Questo comporta in primo luogo un potenziamento della Medicina del Territorio, nella quale il Medico di medicina Generale rimane il primo interlocutore del cittadino e il responsabile dell’avvio dei percorsi diagnostico-terapeutici. In quest’ottica, è necessario fornire al medico di famiglia strumenti che gli permettano il giusto raccordo con l’offerta diagnostica assistenziale sia territoriale che ospedaliera, che potrà avvalersi di sistemi digitali efficienti e integrati e che possano supportarlo nella sua attività di assistenza di pazienti con caratteristiche e storie cliniche sempre più complesse ma riconducibili sempre al diritto della persona, non della malattia”.
Cogliere l’opportunità, adesso o mai più
Non è mancata, nel corso dell’intero incontro, la continua esortazione a non perdere l’occasione irripetibile di ripartenza, rappresentata dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che ha destinato oltre 20 miliardi alla missione salute. Un primo fondamentale passo sarà quello di superare la visione “a silos” nel finanziamento della spesa sanitaria, a favore di una visione più olistica e integrata tenendo sempre, come ha ricordato la stessa Luppi, la barra dritta sui fondamentali valori etici che devono muovere ogni azione e scelta in campo sanitario. Servirà inoltre un quadro regolatorio che agisca da stimolo e non da freno e lo snellimento delle complessità burocratiche per corrispondere alla velocità che caratterizza lo scenario delle life science e che, anche “grazie” alla Pandemia ha evidenziato una sostanziale accelerazione soprattutto in settori in cui più forti sono state e saranno le collaborazioni e le partnership con i grandi protagonisti della rivoluzione digitale. Se saprà cogliere queste opportunità, il “Sistema-Italia” potrà valorizzare al meglio il contributo del settore farmaceutico e avviare un percorso virtuoso in grado di portare innovazione e crescita economica in tutto il territorio.