GSK sfida la Brexit e investe in UK per 275 mln di sterline

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Espandere la produzione con un investimento di 275 milioni di sterline. Risponde così GlaxoSmithKline alla Brexit, annunciando l’intenzione di voler rinforzare la sua presenza nel paese attraverso l’ampliamento dei suoi attuali stabilimenti . L’obiettivo è quello di far crescere il campo dei farmaci respiratori e l’intero settore biofarmaceutico.

L’azienda –  che al momento nella produzione occupa 2.750 dipendenti nei suoi 3 plant (Barnard Castle nella contea di Durham, Montrose in Scozia e Ware nell’Hertfordshire) –  ha spiegato che sono diverse le ragioni che hanno portato il Gruppo a decidere di investire in Gran Bretagna. Tra questi emergono con forza gli aspetti legati al ruolo di leadership che il Paese detiene ancora nel mondo pharma e i benefici connessi alla legislazione ‘patent box tax’ che favorisce i guadagni sui brevetti creati in UK attraverso un regime di tassazione più basso.

La decisione è stata commentata dal CEO di GSK, Andrew Witty come “un’attestazione della fiducia e credibilità che l’azienda ha nei confronti del Paese e dei suoi dipendenti”.

Il dettaglio degli investimenti
Nello specifico l’investimento pianificato prevederà 92 milioni a Barnard Castle per la costruzione di uno stabilimento in asepsi e sterile per la produzione dei biologici; 110 milioni per espandere la produzione API per i farmaci anti HIV e i vaccini; e infine 74 milioni di sterline a Ware per aumentare la produzione degli inalatori per il suo farmaco Ellipta.

Nonostante l’ingente somma non sono mancate le critiche da chi ha visto come minimale l’investimento di GSK a fronte di un reddito totale di 25 miliardi di sterline. Nigel Driffield, professore di Business Internazionale alla Warwick Business School, ha commentato l’annuncio di GSK spiegando che quanto fatto “sarà senza dubbio un’occasione per avvalorare il significato politico della Brexit, perché il Regno Unito continua ad essere un Paese nel quale vale la pena investire”.

Lo stesso CEO di GSK, inzialmente contario alla decisione di lasciare la UE, ha dichiarato ai media che “oggi la competitività della Gran Bretagna non è messa in discussione anche se in futuro, a causa della Brexit, si dovranno affrontare le conseguenze legate allo spostamento della sede dell’EMA, che non sarà più a Londra, e anche quelle legate alla possibile fuga di cervelli dal Paese”.

 

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