GSK frena in Cina

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GlaxoSmithKline ha affrontato un triste primo trimestre in Cina: 28% in meno di vendite che la società ha imputato al suo programma di ristrutturazione in corso nel paese nonché al listino di rimborsi nazionali. La caduta ha sorpreso gli analisti che avevano osservato un Q4 2015 che suggeriva una riorganizzazione della società in Cina quasi completata.

Andrew Witty, CEO uscente, punta su un’inversione di tendenza a partire dalla metà del 2016.

Secondo Witty: “Quello che si sta osservando in Cina, come ha anche sottolineato Simon Dingemans, direttore finanziario di GSK, dipende in parte da alcuni tagli dei prezzi e in parte con alcune cessioni di prodotti e imprese, che abbiamo considerato non core per la nostra azienda”.

“Mi aspetto una crescita già a partire dal secondo semestre 2016 – ha continuato Witty – che sarà guidata dal business che abbiano in piedi sui farmaci per le vie respiratorie.” Witty ha sottolineato la fiducia per il futuro ribadendo che la società ha già registrato dati incoraggianti in Cina, che non sono evidenti agli esterni perché appunto influenzati da queste cessioni e da questi tagli di prezzo.

Molto dipende dalla lista di rimborsi nazionali della Cina ferma dal 2009, di cui molte aziende attendono l’aggiornamento: inserire nuove terapie consentirebbe di aumentare i guadagni anche a prezzi più bassi di prodotti attualmente acquistati out-of-pocket.

Witty ha infine fatto sapere che, nel complesso, al di fuori della Cina, le vendite dei mercati emergenti hanno fatto guadagnare il 5% dopo gli aggiustamenti valutari nel primo trimestre.

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