Lunedì 5 giugno Gilead- in una presentazione orale al Congresso ASCO di Chicago – ha annunciato i risultati di sopravvivenza globale (OS) a più lungo termine dallo studio di Fase 3 TROPiCS-02, che valuta sacituzumab govitecan rispetto alla chemioterapia di confronto (chemioterapia scelta dal medico, TPC) in pazienti con carcinoma mammario metastatico HR+/HER2- (IHC0, IHC1+, IHC2+/ISH-) che hanno ricevuto terapie endocrine e almeno due chemioterapie.
In questa analisi esplorativa, sacituzumab govitecan ha dimostrato un miglioramento del vantaggio clinicamente significativo nella OS mediana rispetto a TPC (OS mediana: 14,5 mesi rispetto a 11,2 mesi; hazard ratio (HR): 0.79; [95% CI: 0.65-0.95]; nominal p=0.0133).
“Nel 2022, in Italia, sono state stimate 55.700 nuove diagnosi di cancro del seno, il 7% è metastatico all’esordio e circa il 20% sviluppa metastasi nei 5 anni successivi alla diagnosi – afferma Saverio Cinieri, Presidente AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica) – Il carcinoma mammario più frequente è quello positivo per i recettori ormonali e negativo per la proteina HER2. Nelle pazienti che diventano endocrino resistenti, la malattia metastatica è di difficile gestione e i risultati in termini di efficacia dei trattamenti ad oggi disponibili sono scarsi. Da qui la necessità di opzioni alternative, che possano prolungare la sopravvivenza e mantenere la qualità della vita. La ricerca rende disponibili trattamenti sempre più efficaci, come l’anticorpo-farmaco coniugato sacituzumab govitecan, che consentono di vivere più a lungo. Va sottolineato che le pazienti con malattia metastatica devono essere prese in carico da un team multidisciplinare, cioè dai centri di senologia, in grado di intercettare e soddisfare il loro bisogno di cura globale e duraturo”.
“Questi risultati a più lungo termine dello studio TROPiCS-02 mostrano il vantaggio duraturo della sopravvivenza globale di sacituzumab govitecan rispetto alla chemioterapia tradizionale nel carcinoma mammario HR+/HER2- metastatico pre-trattato – aggiunge Giuseppe Curigliano, Professore di Oncologia Medica all’Università di Milano e Direttore Divisione Sviluppo di Nuovi Farmaci per Terapie Innovative all’Istituto Europeo di Oncologia di Milano -.A questo stadio della malattia, è comune la chemioterapia sequenziale, ma i benefici diminuiscono con linee di terapie successive. Il potenziale per una nuova molecola come sacituzumab govitecan, che può permettere alle pazienti di vivere più a lungo, è particolarmente significativo”.
“Nello studio, la sopravvivenza globale mediana è stata di 14,5 mesi con sacituzumab govitecan rispetto a 11,2 mesi con la chemioterapia a singolo agente – continua Curigliano – È stato statisticamente significativo e clinicamente rilevante anche il miglioramento della sopravvivenza libera da progressione mediana, in tutti i sottogruppi predefiniti di pazienti. Si è evidenziata anche una tendenza al miglioramento della qualità di vita. Le linee guida della Società Europea di Oncologia Medica (ESMO), pubblicate recentemente, inseriscono già sacituzumab govitecan nell’algoritmo di trattamento nella malattia metastatica con recettori ormonali positivi pesantemente pretrattata, rappresentando un’opzione tangibile ed efficace per queste pazienti”.
I tassi di sopravvivenza libera da progressione (PFS) per sacituzumab govitecan rispetto a TPC sono stati consistentemente maggiori agli importanti obiettivi di 6, 12 e 18 mesi (45,6% vs. 29,4%, 21,7% vs. 8,4% e 14,4 vs. 4,7%, rispettivamente).
Similmente, i tassi di OS di sacituzumab govitecan rispetto a TPC sono stati consistentemente maggiori agli importanti obiettivi di 12, 18 e 24 mesi (60,9 % vs. 47,1 %, 39,2 % vs. 31,7 % e 25,7 % vs. 21,1 %, rispettivamente). Il 92% delle pazienti nel TROPiCS-02 erano anche elegibili per una valutazione della OS in base allo stato HER2, come misurato dall’immunoistochimica (HER2 IHC0, n=217; HER2-low, n=283). Pazienti trattati con sacituzumab govitecan hanno dimostrato migliore OS rispetto a TPC in entrambi i gruppi HER2 IHC0 (OS mediana: 13,6 mesi vs. 10,8 mesi; HR: 0.85 [95% CI: 0.63-1.14]) e HER2-low (OS mediana: 15,4 vs. 11,5 mesi; HR: 0.75 [95% CI: 0.57-0.97]).
Nel TROPiCS-02, le più frequenti reazioni avverse correlate al trattamento di grado ≥3 sono state neutropenia (52%), diarrea (10%), fatigue (6%), nel braccio di sacituzumab govitecan, e neutropenia (39%), trombocitopenia (4%), fatigue (4%) e dispnea (4%) per quelli trattati con TPC. Non sono stati identificati nuovi segnali di sicurezza.
Nessun paziente trattato con sacituzumab govitecan nel TROPiCS-02 ha sviluppato malattia interstiziale polmonare (ILD). Sacituzumab govitecan ha un profilo di sicurezza ben caratterizzato coerente con gli studi precedenti. Nello studio TROPiCS-02, il tasso di interruzione della sperimentazione a causa di aventi avversi è stato del 6% per sacituzumab govitecan e del 4% per i pazienti con il singolo agente chemioterapico.
Sacituzumab govitecan è stato approvato a febbraio 2023 dalla FDA per il trattamento di pazienti adulte con carcinoma mammario HR+/HER2- non resecabile localmente avanzato o metastatico che hanno ricevuto terapia endocrina e almeno due ulteriori terapie sistemiche nel setting metastatico. L’Agenzia Europea del Farmaco ha anche validato una Type II Variation Marketing Authorization Application per sacituzumab govitecan nel carcinoma mammario HR+/HER2- metastatico.
Sacituzumab govitecan è anche raccomandato come Categoria 1, trattamento preferito per il carcinoma mammario HR+/HER2- metastatico dal National Comprehensive Cancer Network (NCCN), come definito nel Clinical Practice Guidelines in Oncology (NCCN Guidelines).