(Reuters Health) – A due anni di follow up, quasi il 40% dei pazienti con linfoma trattati con una singola infusione di Yescarta, la terapia CAR-T di Gilead, ha continuato a rispondere alla terapia cellulare.
A rendere noti questi dati è stata la stessa azienda nell’ambito dell’incontro dell’American Society of Hematology.
In particolare, dopo un follow-up medio di 27,1 mesi, il 37% di 101 pazienti con linfoma trattati con Yescarta è rimasto in remissione.
Il trattamento, approvato dalla FDA a ottobre del 2017, è indicato contro il linfoma aggressivo a grandi cellule B che non ha risposto ad altre terapie.
La cura richiede l’estrazione dei globuli bianchi dal singolo paziente, la reingegnerizzazione di questi e la loro reinfusione nel paziente.
Dunque, un trattamento una tantum sarebbe potenzialmente in grado di condurre a remissione duratura anche i pazienti gravemente malati, ma i dati a lungo termini sono ancora incerti.
La casistica fornita da Gilead ha mostrato che, nei pazienti che avevano raggiunto la remissioni completa 12 mesi dopo il trattamento con Yescarta, il 93% rimaneva in remissione dopo due anni.
In 61 pazienti su 101 il linfoma è peggiorato o sono deceduti. La sopravvivenza globale mediana non era ancora stata raggiunta e 51 pazienti erano ancora vivi.
I trattamenti di CAR-T possono causare gravi effetti collaterali, inclusa una infiammazione grave nota come sindrome da rilascio di citochine (CRS).
Secondo quanto riportato per Yescarta, CRS grave e problemi neurologici sono stati osservati, rispettivamente, nell’11% e nel 32% dei pazienti.
Fonte: American Society of Hematology
(Versione italiana per Daily Health Industry)