Gilead Sciences guarda con interesse a possibili integrazioni e acquisizioni (M&A). Una decisione che pone l’azienda in una posizione decisamente più aggressiva e che troverà un’evoluzione dopo un periodo di stasi legato al rallentamento sul mercato dell’epatite C. A spingere sull’acceleratore è il nuovo CEO dell’azienda, John Milligan. secondo il quale è giunto il momento per avviare accordi importanti. “Abbiamo bisogno di asset che rinforzino la nostra pipeline” ha detto il general manager. Un nuovo farmaco contro il cancro sarebbe la chiave giusta secondo Milligan, poichè “Gilead vorrebbe aprirsi al mercato dell’oncologia e anche al settore delle patologie epatiche e infiammatorie”.
Disponibilità di cassa per 21 miliardi di dollari
Ma ogni possibile accordo secondo il CEO deve poter rispondere ad una domanda: “da qui ai prossimi 5 anni quale sarà la tecnologia all’avanguardia e se noi ne faremo parte” . Con una disponibilità di cassa di 21 miliardi di dollari, Gilead ha abbastanza risorse per stringere accordi. Ancora top secret i possibili obiettivi. Secondo gli analisti finanziari Leerink Partners e Geoffrey Porges, il CEO sarebbe disponibile a mettere sul tavolo dai 5 ai 10 miliardi di dollari nei prossimi 5-10 anni. Oltre a queste sfide sul settore dell’oncologia, nella sua sede californiana di FosterCity, Gilead sta investendo in terapie per la steatoepatite non alcolica (NAS). Tra i primi accordi stretti da Milligan, quello per un farmaco sperimentale contro questa patologia, che vale 400 milioni di dolari.
Nell’ultimo quarter Gilead ha visto un crollo delle vendite legate ai suoi farmaci contro l’epatite C (Sovaldi e Harvoni,) rispetto ai diretti competitor di AbbVie e Merck. Secondo il nuovo CEO, subentrato a John Martin lo scorso marzo, Gilead dovrebbe essere più aggressiva e aperta a valutare opportunità di M&A. L’ultimo grande accordo portato a termine dalla big pharma risale infatti al 2011 per una somma di 11 miliardi di dollari, che portò nelle mani dell’azienda Sovaldi.