Nella ricerca fatta sul Covid, i comitati etici a livello periferico hanno spesso “costituito un ostacolo rilevante alla possibilità di fare interventi tempestivi”. Lo ha detto Massimo Galli, professore di Malattie Infettive dell’Università degli Studi di Milano, all’incontro online ‘La sanità futura tra innovazione e ricerca’, organizzato da Rcs Academy.
È un “annoso problema quello dei comitati etici – ha sottolineato Galli – tanto efficienti e rapidi negli appuntamenti burocratici, se insediati nelle istituzioni private, quanto invece lenti, sufficienti a farti perdere opportunità di partecipazione, nelle istituzioni pubbliche ospedaliere. Lo dico per frustrante esperienza personale”.
Per quanto riguarda il Covid, è apparso evidente il paradosso che mentre “l’unico comitato etico nazionale, incaricato dal ministero e l’Agenzia italiana del farmaco, funziona complessivamente bene, l’acquisizione dei documenti a livello dei comitati etici periferici ha invece costituito un ostacolo rilevante alla tempestività dell’intervento”, ha osservato Galli. Ciò ha riguardato anche gli studi che necessitano del materiale biologico di pazienti, pur ottenuto con consenso informato, “e che non hanno avuto la corsia di emergenza che avrebbero dovuto avere in questo caso E’ arrivato il momento di rimetterci mano, per favorire la ricerca e non ostacolarla in condizioni che dovrebbero promuoverla”.