La metformina fortificherebbe le giunzioni tra le cellule epiteliali che rivestono gli organi e le cavità del corpo, contribuendo così a formare una barriera contro infiammazione, tossine e altre fonti di stress alla base del cancro. Sarebbe questo il meccanismo della protezione contro l’insorgenza dei tumori da parte dell’antidiabetico, evidenziata in diversi studi osservazionali. A dimostrarlo, in modo particolare, è un recente studio condotto da ricercatori dell’Università della California, a San Diego. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista eLife.
La metformina agisce attivando il sistema LKB1/AMPK che protegge la capacità delle cellule di svolgere determinati compiti. I ricercatori americani hanno scoperto che una proteina chiamata GIV/Girdin è essenziale affinché la metformina svolga il suo lavoro, giacché dirige il farmaco verso le giunzioni tra le cellule dello strato epiteliale. Gli scienziati hanno inoltre dimostrato che togliendo GIV e il suo attivatore, la metformina non era più efficace, tanto che il rivestimento epiteliale iniziava a cedere per poi disfarsi.
Quali sviluppi?
Secondo il coordinatore della ricerca, Pradipta Ghosh, “i risultati ottenuti possono aiutare a progettare in futuro studi per valutare pienamente i benefici della metformina”, un farmaco in commercio da più di 50 anni nel trattamento del diabete di tipo 2. In realtà, lo studio presentato è solo uno dei tanti progettati per capire cose si nasconde dietro alla protezione della metformina e a un suo potenziale utilizzo al di là del diabete. L’anno scorso, ricercatori dell’Albert Einstein College of Medicine di New York hanno annunciato l’avvio di un trial clinico, chiamato Targeting Aging with Metformin (TAME), durante il quale verrà somministrato il farmaco a una serie di pazienti, compresi malati di cancro, per vedere se sarà efficace nel proteggere dall’insorgenza di altre malattie. Mentre lo scorso dicembre, la startup Enlibrium ha raccolto 15 milioni di dollari per sviluppare composti simili alla metformina.