Alzare i prezzi dei farmaci vecchi per spingere i pazienti ad usare quelli di nuova generazione. Sembra essere questa la nuova tattica messa in atto da alcune aziende farmaceutiche e in particolare da Gilead, che ha da poco lanciato il suo nuovo anti-HIV. Secondo quanto riportato dagli analsiti Cowen&Co., la big biotech avrebbe alzato il prezzo dei suoi farmaci ‘old’ con un incremento dal 7 al 10%. Tra questi ci sono Stribild e Complera, le pillole ‘4 in 1’ lanciate pochi anni fa, che hanno rivoluzionato il modo di somministrare la terapia anti-HIV.
I nuovi farmaci messi a punto da Gilead riducono gli effetti collaterali legati alle prime versioni di prodotto. Un risultato possibile grazie all’inserimento nella combinazione di farmaci in una pillola del TAF, il precursore chimico (profarmaco) di tenofovir alafenamide. Nella vecchia versione era invece presente il TDF: tenofovir disoproxil fumarato.
Una strategia in vista della scadenza dei brevetti
Secondo gli analisti, la strategia messa in atto da Gilead, che si discosta molto da quanto messo in atto finora, è legata alla volontà di dare un ultimo impulso alle vendite dei prodotti già lanciati prima che scada il brevetto. Gilead da anni è al centro delle polemiche e attacchi da parte delle Associaizoni Pazienti e attivisti che la accusano di avere costi troppo elevati per le sue terapie.
Non va meglio sul fronte anti-epatite C, dove Gilead ha fatto il pieno di critiche per i suoi trattamenti da ‘mille dollari al giorno’ (Sovaldi e Harvoni) che nel 2015 hanno fatto guadagnare alla biotech 19 miliardi di dollari. Tuttavia i prezzi molto elevati dei due farmaci hanno frenato l’accesso da parte dei pazienti ai quali molte assicurazioni rifiutano la copertura delle spese. Un dato che ha portato Gilead ad applicare politiche di sconto anche fino al 40%. Diversa la strategia messa in atto per il nuovo prodotti anti epatite C – Epclusa che ha un prezzo di listino di circa 74mila dollari (più basso rispetto ad Harvoni e Sovaldi)